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Trattare l’Alzheimer con onde sonore e luce: gli studi del MIT sui topi

L’Alzheimer è sicuramente una tra le patologie più studiate e questo, tra le altre cose, perché è molto comune e al tempo stesso molto debilitate, soprattutto nel momento in cui la vita media delle persone di sta allungando. Tra le varie ricerche impegnate nel trovare una cura per il morbo ce n’è una particolare condotta da alcuni ricercatori del MIT. Recentemente tale studio ha raggiunto traguardo degno di nota che mette in risalto la particolarità del trattamento usato.

In alcuni cavie da laboratorio che presentavano questa patologia sono state usate delle luci stroboscopiche insieme anche ad un ronzio a bassa frequenza il quale mimava la naturale lunghezza delle onde cerebrali di questi animali. Il risultato è stato le le placche che contraddistinguevano la malattia si sono schiarite migliorandone le funzioni cognitive.

 

E negli uomini?

Ovviamente il cervello di questi esserini funzionano in modo assai diverso rispetto al nostro di organo e per questo non sono ancora stati fatti nessun passo nel tentativo di proporre il trattamento nelle persone. Detto questo, se i futuri passi porteranno ad esiti positivi allora sarò un successo quasi senza precedenti in materia. Un trattamento che non prevede l’uso di farmaci e che potrebbe anche risultare al quanto economico, almeno relativamente parlando.

Stimolando sia l’udito dell’animale che la vista l’impegno della corteccia prefrontale è aumentato e al tempo stessa è scesa quella dell’amiloide. In realtà i singoli usi di questi stimoli sono già stati usati, ma questo connubio è relativamente nuovo. Un altro aspetto da sottolineare è che tale trattamento va a sforzare solo alcune parti del cervello, ma non quelle relative alla memoria o alla formazione.

Giacomo Ampollini

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