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Amazon Echo in tribunale per un caso di omicidio

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Amazon si trova alle prese con una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile e che coinvolge, nello specifico, uno dei suoi ultimi ritrovati della moderna tecnologia domestica, ovvero sia Amazon Echo, letteralmente chiamato in causa dalle autorità di polizia americane.

Nello specifico, gli interessati, richiedono l’accesso alle informazioni raccolte dalla piattaforma IoT in merito ad un caso di omicidio a carico di Victor Collins, principale indiziato nella vicenda. Una faccenda che ha davvero dell’incredibile e che consentirebbe, secondo gli inquirenti, di risolvere il caso Andrew Bates, ucciso nella vasca da bagno nel Novembre 2015.

Gli organi di Polizia dell’Arkansas, di fatto, hanno potuto beneficiare dei dati raccolti dalla caldaia Smart dell’indiziato, rinvenendo i dati circa un anomalo consumo di acqua tra l’una e le tre di notte. Si ipotizza, in questo caso, che il presunto omicida si sia lavato del sangue della vittima. Un’informazione difficilmente rilevabile attraverso classici sistemi analogici per la gestione della casa. Ed è proprio per questo che attraverso l’analisi dei dati di Amazon Echo si potrebbe giungere ad una serie svolta sulle indagini locali, visto e considerato che si potrebbe risalire alle registrazioni audio di quella notte.

I microfoni del sistema Echo, di fatto, sono sempre in ascolto e captano, quindi, ogni stralcio di conversazione ad ampio raggio, con conseguente attivazione di apparati secondari tramite opportuni comandi forniti da parole chiave prestabilite. Tutte le registrazioni, inoltre, passano per i server Amazon che processano le richieste. Amazon Echo

Alla società, in particolare, vengono richiesti i dati di registrazione per quella notte, sebbene Amazon si stia rifiutando di fornire le registrazioni in chiaro in quanto ciò potrebbe manifestare una successiva perdita di credibilità dell’azienda da parte del pubblico. Di fatto, aziende del calibro di Google ed Amazon devono fare i conti con la realtà dei fatti: la privacy utente può essere messa a serio rischio.

Un fatto che ha un filo diretto con la vicenda di San Bernardino, in cui l’iPhone 5C dell’aggressore era stato posto sotto analisi dall’FBI, la quale nell’occasione ha ingaggiato un prepotente scontro legale con la software house di Cupertino. In questo caso, comunque, le dinamiche sono ben diverse, Infatti, ogni apparecchiatura IoT si rende ora in grado registrare, anche a nostra insaputa, dati rilevanti sul profilo delle indagini.

Dalla caldaia, all’auto, alla tv, al frigorifero tutto gioca a sfavore della nostra privacy utente, causa sensori sempre più precisi ed evoluti, in grado di comunicare il proprio stato in un complesso ecosistema sempre connesso. Una situazione che, molto presto, diventerà lo standard in sostituzione dell’attuale connessione analogica indipendente.

In tal caso sono due, fondamentalmente, le scuole di pensiero. La prima, più conservatrice, teme la possibilità che tutti i nostri dati vadano in mano a server-farm esterne e, come in questo caso, ad organi di polizia giudiziaria che, indiscriminatamente possono accedere ad ogni genere di informazione. La seconda, invece, che vuole una completa apertura ai sistemi ed un metodo comune per la raccolta dati da fornire allo Stato in caso di necessità, anche a costo di non preservare l’integrità di sicurezza dei sistemi e dei dati sensibili che gli utenti volontariamente, o meno, rilasciano nell’interazione IoT.Echo Amazon

Un argomento molto spigoloso e di una certa delicatezza. Una fase di transizione in cui resta ancora da definirsi il da farsi che, nell’ottica delle intercettazioni, fa pendere l’ago della bilancia a sfavore degli utenti, i cui dati sono ora alla mercé degli organi istituzionali dello Stato e delle loro indagini.

E tu che idea ti sei fatto al riguardo? I mezzi di comunicazione possono essere, effettivamente, utilizzati per scopi nobili e per portare a termini fruttuose indagini nel rispetto della privacy dell’utente? Quello di Amazon Echo, questo è certo, è solo l’ultimo di una serie di episodi che seguiteranno nell’intricato braccio di ferro tra l’Internet delle Cose e relative software House e giustizia. Seguiremo da vicino l’evolversi della vicenda. Intanto rilascia qui la tua personale dichiarazione.

LEGGI ANCHE: Skype privacy a rischio nelle videochiamate: gli hacker ora sanno quello che digiti

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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