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AMD Threadripper teardown: risolta la questione dei die fantasma

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A ridosso del mese di Marzo 2017 abbiamo assistito al sopraggiungere delle nuove soluzioni differenziate AMD per il mercato delle CPU Desktop appartenenti alla generazione Threadripper ed alle novità che hanno concesso il focus su prodotti decisamente all’avanguardia che fanno delle prestazioni e della convenienza le proprie caratteristiche distintive essenziali.

Ad ogni modo, prima dell’arrivo ufficiale sul mercato il celebre overclocker Der8aer aveva sollevato una questione importante circa la presunta presenza di sistemi in copia 1:1 delle soluzioni CPU EPYC con 4 core Zeppelin. Di fatto, alle prime battute si era ipotizzato che AMD avesse proposto un sistema in cui per ogni die si procedesse all’attivazione di quattro core. In realtà le soluzioni AMD Ryzen CPU operano attivando solo due dei quattro die previsti.

Sulla base di questa metodica di funzionamento le polemiche sollevatisi di fronte al fatto che gli altri due die fossero da corrispondersi a due componenti di silicio inerti lasciarono spazio all’appellativo “dummy die”.AMD Ryzen

L’intervento chiarificatore di AMD nei riguardi della questione aveva stabilito che non si trattava affatto di EPYC fallato e che i due die inerti erano invece necessari a garantire maggior stabilità meccanica in presenza di sollecitazioni esterne dovute all’installazione dei sistemi di dissipazione del calore in eccesso. 

Tra l’altro, la società spiegò nell’occasione che usando soltanto due sistemi completi dei quattro die parziali previsti le prestazioni erano nettamente migliori a ragione della minor latenza nella gestione della piattaforma.

Ad ogni modo le argomentazioni del chipmaker non hanno convinto l’overclocker che in tutta risposta ha deciso di scoperchiare letteralmente l’heatspreader di un Threadripper 1950X attraverso un processo direttamente riportato in video, dove si evince la veridicità delle affermazioni portate avanti da AMD a proposito della presenza di die reali in tutte le loro forme.

Il contenuto offre la prospettiva sulla presenza di due die CCX muniti di 4 core ciascuno per un totale di 32 core. I core presenti sugli altri die non sono comunque attivabili in luogo della mancanza di una componente elettrica di collegamento al substrato degli altri die. In merito alla questione è intervenuto anche il Senior Product Manager di AMD, James Prior, che in un post rilasciato su Twitter riferisce che:

“Threadripper non è un processore EPYC. Substrato differente, die differenti. Due die funzionano, gli altri due non hanno i percorsi per funzionare”. A questo tweet ha poi risposto Ian Cutress di Anandtech, compilando il diagramma di seguito che cerca di riassumere il modus operandi di AMD nella creazione di Threadripper ed EPYC. Prior ha commentato dicendo che Cutress era “concettualmente sulla strada giusta”

 

L’overclocker ha a sua volta espresso la propria disapprovazione commentando quanto appreso dal post su Twitter. In un suo post pubblico su Facebook, di fatto, si legge che:

“Quindi se Threadripper non è EPYC e ha persino un substrato differente – perché non usare solo due die e un heatspreader modificato anziché sprecare due pezzi di silicio? Non ha senso secondo me. Un IHS modificato è sicuramente molto meno costoso che saldare due pezzi di silicio in più”

Der8auer riversa quindi il suo riserbo in merito alla discutibile scelta di predisporre l’adozione di due die funzionanti completamente inutili. Ad ogni modo, potrebbe essere proprio questo il paradigma costruttivo della nuova generazione di CPU AMD, per la quale si parla di un problema che ha costretto alla riallocazione forzata dei die.

Voi che cosa ne pensate al riguardo? Spazio a tutti i vostri commenti ed a tutte le vostre personali considerazioni.

FONTE

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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