Foto di Margarita Kochneva da Pixabay
Durante la nostra vita formiamo innumerevoli ricordi che però avvolte dimentichiamo. Tuttavia perché questo succede? Al contrario del presupposto generale che i ricordi si cancellano con il passare del tempo, l’amnesia secondo alcuni esperti non è cosi negativa, anzi potrebbe essere una nuova forma d’apprendimento. Gli scienziati, dietro la nuova teoria, sottolineano che i cambiamenti alle nostre capacità di accedere a determinate memorie specifiche si basano su feedback ambientali e sulla prevedibilità.
L’oblio potrebbe essere una caratteristica funzionale del nostro cervello che è in grado di interagire con l’ambiente che lo circonda. Nel mondo in cui viviamo che cambia in modo cosi repentino, il dimenticarsi può essere positivo in quanto può portarci a comportamenti più flessibili e un miglior processo decisionale. Se i ricordi vengono acquisiti in circostanze che non sono rilevanti per l’ambiente, l’amnesia può migliorare il nostro benessere.
Secondo gli scienziati credono che molto spesso impariamo a dimenticare alcuni ricordi per dare importanza ad altri ricordi. Un numero crescente di ricerche indica che, almeno in alcuni casi, l’oblio è dovuto a un accesso alterato alla memoria piuttosto che alla perdita di memoria. Le memorie sono immagazzinate in insiemi di neuroni chiamati “cellule engram” e il successo del richiamo di questi ricordi implica la riattivazione di questi insiemi.
L’estensione logica di questo è che l’oblio si verifica quando queste cellule non possono essere riattivate. I ricordi stessi sono ancora lì, ma se gli specifici ensemble non possono essere attivati non possono essere richiamati. È come se i ricordi fossero conservati in una cassaforte ma non si ricordasse il codice per sbloccarla. La nuova teoria propone che l’oblio sia dovuto al rimodellamento del circuito che cambia le cellule dell’engram da uno stato accessibile a uno inaccessibile.
Poiché il tasso di oblio è influenzato dalle condizioni ambientali, propongono che l’oblio sia in realtà una forma di apprendimento che altera l’accessibilità della memoria in linea con l’ambiente e quanto sia prevedibile. Ci sono molti modi in cui il nostro cervello dimentica, ma tutti agiscono per rendere l’engram più difficile da accedere. Il team sottolineano che questo oblio naturale sia reversibile in determinate circostanze e in alcuni stati patologici, come ad esempio nelle persone che soffrono del morbo d’Alzheimer. Ciò si traduce in una notevole riduzione dell’accessibilità delle cellule engram e perdita di memoria patologica.
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