Le misteriose “Blood Falls” si trovano sul lago Bonney in Antartide e sono famose per l’acqua rossastra che colora l’enorme ghiacciaio Taylor, che si estende per 100 chilometri attraverso le montagne Transantarctic.
Secondo gli esperti, quando il ghiacciaio si estendeva attraverso il continente milioni di anni fa, conteneva un piccolo lago salato sotto diversi strati di neve e ghiaccio. In questo modo l’acqua, sempre più concentrata, diventò troppo salata per congelare a temperature normali.
Gli scienziati inizialmente pensavano che le alghe rosse fossero responsabili del colore dell’acqua, ma ora sappiamo che la colorazione è in realtà il risultato di acqua salata ricca di ferro che si ossida a contatto con l’aria, come la ruggine.
E ora, un gruppo di scienziati dell’Università dell’Alaska ha finalmente scoperto da dove proviene tutta quell’acqua, usando un metodo chiamato RES (suono radio-echo).
La scoperta
Il team ha spostato le antenne radar RES attraverso il ghiacciaio in una griglia, rivelando un’immagine di ciò che c’era sotto il ghiaccio e ha concluso che Taylor nasconde una rete di fessure dove il sale viene iniettato nel ghiaccio sotto una pressione enorme.
Gli scienziati hanno quindi studiato il percorso di 300 metri che il sale fa attraverso i canali, fino a raggiungere la cima delle cascate di sangue. Questa scoperta spiega anche come l’acqua liquida – anche super-salata – possa fluire attraverso un ghiacciaio estremamente freddo.
“Anche se sembra strano, l’acqua rilascia calore mentre si congela e questo calore riscalda il ghiaccio più freddo“, afferma la scienziata Erin Pettit , co-autrice dello studio pubblicato sul Journal of Glaciology.
Ma questo lago salato non è morto come si pensava in passato. Precedenti studi hanno già concluso che è sede di alcuni batteri estremamente resistenti che, poiché isolati dal mondo per migliaia di anni, non avevano nulla da mangiare tranne il solfato di sodio.
Questi batteri, intrappolati sotto il ghiacciaio, senza luce o ossigeno, iniziarono a riciclare solfato di sodio, riducendolo al solfito – che reagisce con l’alto contenuto di ferro dell’acqua, producendo più solfato da alimentare.
Gli scienziati pensano che questo sorprendente adattamento non possa essere limitato al ghiacciaio di Taylor e rappresenta un esempio di sopravvivenza a lungo termine sotto il ghiaccio.