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Apple avrebbe pagato circa $40 a Qualcomm per ogni iPhone venduto

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Secondo recenti stime dovute ad un’analisi ponderata del documento d’accusa condotta per mano dell’esperto Florian Müller è emerso il dato inerente le royalties ed il compenso che Apple avrebbe versato a Qualcomm Technologies per l’utilizzo dei suoi modem a bordo delle soluzioni mobile smartphone.

Tranne l’ultimo Apple iPhone 7 che eredita anche i sistemi di accesso alla rete tramite soluzioni Intel Technologies, tutti gli altri iPhone riportano in dotazione soluzioni Qualcomm per la gestione dei modem. Qualcomm è stata più volte accusata in merito alla sua posizione dominante per l’imposizione dei prezzi fuori mercato e la concessione delle licenza su brevetti FRAND e SEP.

Apple si è pronunciata in merito alla condotta del fornitore ponendo un’accusa formale ed una richiesta di pagamento per un ammontare totale di un miliardo di dollari per i danni causati dalla condotta anti-concorrenziale che secondo l’accusa avrebbe costretto la software house di Cupertino ad un accordo esclusivo sullo conto dei prezzi sulle royalties.

Il documento che troviamo integralmente a questo link riporta delle sezioni decisamente interessanti che si rendono utili nel capire le dinamiche d’intesa tra le due società in causa anche sul componente singolo per la trasmissione cellulare. Ecco qui di seguito alcuni riferimenti chiave della vicenda direttamente estrapolati dalla documentazione.modem Qualcomm Apple iPhone 5S

“Gli sconti [accordati tra Apple e Qualcomm] hanno ridotto, ma niente affatto eliminato, il prezzo eccessivo delle royalty di Qualcomm. Messi assieme, questi sconti hanno ridotto il loro prezzo a circa [DATO NON DISPONIBILE] per iPhone e iPad fino al 2016. Questa cifra è comunque significativamente maggiore di quella pagata da Apple per le royalty di [DATO NON DISPONIBILE] – licenze che assieme rappresentano una percentuale molto maggiore dei brevetti dichiarati essenziali per gli standard cellulari.”

“Nel 2016, [il prezzo delle royalty di Qualcomm] è stato di un ordine di magnitudine maggiore di quello pagato singolarmente da Apple a qualsiasi possessore di brevetti [Nokia ed Ericsson, per esempio], anzi è stato maggiore di quello pagato a tutti questi possessori messi assieme.”

“Un chipset di un processore baseband [chiamato anche modem, o semplicemente baseband] costa generalmente tra i 10$ e i 20$. Le royalty dei brevetti sono tipicamente calcolate come frazione di una percentuale [del prezzo] dell’oggetto brevettato; per i brevetti FRAND, le royalty seguono lo stesso approccio e sono una frazione della percentuale dello “smallest salable patent practicing unit” [un termine usato per indicare la più piccola unità fisica che incorpora le tecnologie brevettate, in questo caso il chipset baseband]. Le royalty chieste da Qualcomm si avvicinano e a volte superano il [DATO NON DISPONIBILE, secondo Müller è il 100%] del prezzo del processore baseband.”

Apple Qualcomm modemL’analista, secondo i dati a disposizione, ha potuto stimare un costo di $20 per chipset iPhone ed ulteriori $20 per la licenza. Le percentuali sono perfettamente in linea con quanto dichiarato da Qualcomm all’authority cinese, ovvero 5% per il 3G, 3,5% per il 4G, sul 65% del prezzo netto di vendita dei terminali. La moltiplicazione del 5% rispetto al 65% tenendo conto il prezzo medio dei device Apple rilascia quindi un dato di $20 ad unità.

I dati nel loro complesso forniscono un riscontro decisamente interessante in merito al fatturato maturato da Qualcomm che, come noto, basa la propria forza finanziaria sui brevetti. Si parla in questo casi di ben 8 miliardi di dollari l’anno, ovvero un terzo dell’intero fatturato Qualcomm.

In attesa di scoprire come andrà a finire questa storia Müller si pronuncia dicendo che la vicenda potrebbe avere implicazioni ben più ampie sia per il segmento mobile che per il cliente rispetto alle vicende che hanno visto impegnate Samsung ed Apple in una disputa di portata storica. E voi che ne pensate al riguardo?

LEGGI ANCHE: Apple cita in giudizio Qualcomm anche in Cina, ecco le accuse

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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