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L’aragosta: un crostaceo tanto resistente da essere studiato al MIT

La scienza prende spesso spunto dal regno animale e dei ricercatori in forze al MIT stanno facendo esattamente questo con un crostaceo abbastanza comune, l’aragosta. Di questo crostaceo ne esistono diverse specie, ma non è qualche particolarità anonima che sta interessando gli esperti, ma qualcosa di normale. La parte presa in esame risiede nella parte inferiore, nella coda per essere più precisi.

La coda di un’aragosta presenta un aspetto singolare composta da diversi segmenti uniti a loro volta da una membrana quasi trasparente e molto flessibile, quanto resistente. Nonostante l’aspetto del tutto non risulta minimamente coriaceo quanto il carapace in sé in realtà tanto che protegge il corpo dell’animale nel momento in cui striscia sul fondo degli oceani e dei mari. Oltre a questo risulta anche essere molto elastico tanto che permette movimenti rapidi in avanti e indietro.

 

Un materiale sfruttabile per altri scopi

La capacità della membrana di proteggere il ventre morbido è studiata con lo scopo di sfruttarlo per un uso umano. La flessibilità sembra essere data per quasi la totalità da un idrogel naturale composto semplicemente da acqua. In natura non sembra esserci niente di simile tanto che neanche il collagene, le semplice pelli degli animali o anche solo la gomma risultano essere così flessibili e resistenti.

I ricercatori vorrebbero cercare di ricreare questo composto per creare armature dedicate al corpo umano. Proprio per la loro collocazione in natura ovvero regioni che si piegano l’idea sarebbe di ricreare protezioni per le ginocchia e i gomiti; i pezzi in sé risulteranno leggeri e comodi.

Giacomo Ampollini

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