In conferenze stampa simultanee in tutto il mondo gli astronomi hanno mostrato la prima immagine di un buco nero situato nella nostra galassia, la Via Lattea. Quest’immagine fornisce prove schiaccianti riguardo l’oggetto che è realmente un buco nero e fornisce preziosi indizi su come funzionano questi giganti, che si pensa risiedano nella maggior parte delle galassie.
L’immagine è stata prodotta da un team di ricerca globale chiamato Event Horizon Telescope Collaboration, utilizzando le osservazioni di una rete mondiale di radiotelescopi. L’immagine è uno sguardo a lungo atteso sull’oggetto enorme che si trova proprio al centro della nostra galassia. Ciò suggerisce fortemente che questo oggetto, noto come Sagittario A*, sia un buco nero e l’immagine odierna ne fornisce la prima prova visiva diretta.
Ovviamente non possiamo vedere il buco nero in se stesso poiché è buio, ma il gas incandescente intorno ad esso rivelano una regione centrale oscura circondata da una struttura luminosa simile ad un anello. La nuova vista cattura la luce piegata dalla potente gravità del buco nero, che è quattro milioni di volte più massiccio del nostro Sole. Queste osservazioni senza precedenti hanno notevolmente migliorato la nostra comprensione di ciò che accade al centro della nostra galassia e offrono nuove intuizioni su come questi buchi neri giganti interagiscono con l’ambiente circostante.
Il buco nero si trova a circa 27.000 anni luce dalla Terra e sembra avere le stesse dimensioni di una ciambella intorno alla Luna. Per immaginarlo, il team ha creato il potente EHT, che ha collegato otto radio osservatori esistenti in tutto il pianeta per formare un unico telescopio virtuale “delle dimensioni della Terra”. L’EHT ha osservato Sgr A* per più notti, raccogliendo dati per molte ore di seguito, come una grande fotocamera. E proprio per questo i ricercatori hanno utilizzato gli strumenti più sensibili della radioastronomia. La svolta segue il rilascio della collaborazione EHT nel 2019 della prima immagine di un buco nero, chiamato M87*, al centro della più lontana galassia Messier 87.
I due buchi neri non sembrano essere simili in quanto quello della nostra galassia risulta essere più piccolo e meno massiccio. Questo ci dice che la relatività generale governa questi oggetti da vicino, e qualsiasi differenza che vediamo più lontano deve essere dovuta a differenze nel materiale che circonda i buchi neri. L’immagine del buco nero di Sgr A* è una media delle immagini estratte dal team, rivelando finalmente per la prima volta il gigante in agguato al centro della nostra galassia. Questo lavoro dimostra chiaramente l’importanza fondamentale dell’utilizzo di frequenze radio, millimetriche e submillimetriche per comprendere gli ambienti più estremi dell’universo.
L’uso di queste gamme di frequenza è l’unico modo per scoprire l’ambiente unico che circonda il buco nero che è completamente oscurato ad altre frequenze. Inoltre i ricercatori hanno anche iniziato a utilizzare i nuovi dati per testare teorie e modelli su come si comporta il gas attorno ai buchi neri supermassicci. Questo processo non è ancora completamente compreso, ma si ritiene che svolga un ruolo chiave nel plasmare la formazione e l’evoluzione delle galassie.
Ph. Credit: ESO
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