Un team di ricercatori potrebbe scrivere una nuova pagina nella millenaria storia della birra. Maria-Hormigos ed i suoi colleghi hanno infatti sviluppato dei piccolissimi robot in grado di accelerare il processo di produzione della birra, i “BeerBot”. Come riportato nel loro studio, pubblicato sulla rivista ACS Nano, si tratta di piccoli pacchetti magnetici di lievito in grado di muoversi autonomamente, che possono accelerare la fase di fermentazione ed eliminare la necessità di filtrare la birra.
La produzione tradizionale di una delle bevande più amate e consumate al mondo, richiede spesso infatti molto tempo. Durante la fase iniziale della preparazione di questa bevanda, vengono estratti gli zuccheri dai cereali per creare una soluzione acquosa chiamata mosto.
Nella fase successiva si aggiungono i lieviti che fermentano gli zuccheri, convertendoli in alcol, anidride carbonica e nuovi composti aromatici. Ed è proprio la fermentazione degli zuccheri da parte dei lieviti che richiede il maggior tempo. Questo passaggio può richiedere infatti anche fino a quattro settimane ed è anche il momento più rischioso, in quanto durante questo periodo microrganismi indesiderati possono penetrare nel preparato e rovinare il prodotto finale con sapori aspri.
Per risolvere questi problemi e accorciare le tempistiche, il team di ricercatori si è basato su una precedente idea di racchiudere il lievito in capsule polimeriche per sviluppare un robot in grado di muoversi autonomamente che possa sia accelerare la fermentazione che semplificare la separazione del lievito dal prodotto finale, ovvero la birra.
Ed è così che sono nati i BeerBot, delle capsule robotiche larghe appena 2 mm, che combinando lievito attivo, nanoparticelle di ossido di ferro magnetico e alginato di sodio. Gli esperimenti preliminari hanno dimostrato che i piccoli robot contenenti lievito possono fermentare lo zucchero e produrre bolle di anidride carbonica che le spingono verso l’alto. Una volta saliti in superficie, rilasciano anidride carbonica nell’aria affondando di nuovo e provocando un movimento oscillante.
Durante alcuni esperimenti sulla fermentazione del mosto di malto d’orzo, il team ha scoperto che i BeerBot erano in grado di trasformare gli zuccheri più velocemente, rispetto alle cellule di lievito libere. Man mano che lo zucchero si esauriva e la fermentazione cessava, i BeerBot si depositavano sul fondo, dove potevano essere facilmente rimossi e separati dalla birra finale con un magnete.
Inoltre, sembra che i BeerBot possono essere riutilizzati per un massimo di 4 cicli di fermentazione. Presto dunque potremmo avere dei piccolissimi birrai robotici a produrre delle gustose birre.
Ph. Credit: Roberto Maria-Hormigos et al, Nanostructured Hybrid BioBots for Beer Brewing, ACS Nano (2023). DOI: 10.1021/acsnano.2c12677
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