In Germania alcuni scienziati sono riusciti ad isolare 14 biomarcatori nel sangue, che sembrano influenzare il rischio di morire nel lasso di un decennio, dopo aver analizzato 44.000 persone. I biomarcatori sono degli indicatore biologico, genetici o biochimici che possono essere messi in relazione con l’insorgenza o lo sviluppo di una patologia, come la presenza di un agente infettivo o l’esistenza di un tumore.
Sono associati a tutto il funzionamento del corpo, dall’immunità, dal controllo del glucosio al grasso circolante e all’infiammazione. Lo studio a messo in evidenza che i biomarcatori avevano una percentuale di accuratezza all’83% nel prevedere se un individuo sarebbe morto nei successivi 10 anni.
Questo metodo analitico deve ancora essere operativo in un esame del sangue convenzionale, come quelli utilizzati per verificare se un paziente ha un’infezione. La speranza comune degli scienziati e che si giunga ad utilizzare i biomarcatori per guidare il trattamento di un paziente in determinati protocolli medici, come per esempio la valutazione dello stato di salute di una persona anziana prima di un intervento chirurgico.
Gli esperti hanno definito lo studio un “passo emozionante“, ma sono necessarie molte più ricerche prima che un test possa essere utilizzato nella “vita reale“. Tuttavia, valutare il rischio di mortalità di una persona nei prossimi 5-10 anni è un fattore “scomodo“, ha scritto il team sulla rivista Nature Communications.
La dottoressa Amanda Heslegrave, ricercatrice presso l’University College di Londra, ha aggiunto: “I biomarcatori ci forniscono informazioni importanti su ciò che sta accadendo nella salute e nelle malattie”. “Tuttavia il limite maggiore è che, essendo solo dati europei, potrebbe non applicarsi ad altri gruppi etnici senza ulteriori studi”.
Anche se questo studio mostra che questo tipo di profilassi può essere utile, si rende necessario un ulteriore lavoro di approfondimento per sviluppare un test a livello individuale utile in determinate situazioni.
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