Molti pensano che il buco dell’ozono sia qualcosa di fisso, ma non è così. Come si è formato, a volte si rimpiccolisce e altre volte si ingrandisce ma soprattutto, non è quasi mai nello stesso posto. I buchi, perché ce ne sono di più, non sono fermi, fluttuano. La grandezza del foro varia a seconda delle condizioni meteorologiche e atmosferiche e quest’ultimi hanno permesso un aumento delle dimensioni mai visto sull’Artico.
Negli ultimi anni, grazie al divieto di uso di sostanze che vanno a consumare lo strato di ozono, si è vista un leggero ridimensionamento del buco dell’Antartide. Seconda l’ESA c’è stato un allargamento maggiore rispetto alle medie solite del periodo. Colpa del caldo eccessivo? Affatto, colpa del freddo.
A causa di un vento gelido polare, c’è stata una dispersione dell’ozono. Detto questo, la dimensione di quest’ultimo è più piccola del buco ben più famoso dell’Antartide il quale può raggiungere un’area di 25 milioni di chilometri quadrati. Quello dell’Artico ha raggiunto appena, relativamente parlando, 1 milione di chilometri quadrati.
Anche se non è stata colpa del caldo, il motivo è legato ai cambiamenti climatici che hanno dato vita a condizioni estreme. Tale fenomeno è infatti sia responsabile per le condizioni estreme sia quando si parla di temperature alte, che quelle basse, oltre che a fenomeni particolarmente violenti.
A sua volta, il buco dell’ozono favorisce a sua volta altre condizioni meteo estreme, un po’ un gatto che si morde la coda. Gli scienziati dovranno ancora studiare questo nuovo buco prima di fornire altre informazioni.
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