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Il cambiamento climatico sta peggiorando ancora la stagione dei pollini

Con l’inizio della bella stagione inizia anche la stagione dei pollini, dove molte persone soffrono di allergie, starnuti e lacrimazione degli occhi proprio a causa di ciò. Soprattutto se ci troviamo all’aperto passando gran parte del tempo vicino alberi o piante dove il polline è effettivamente maggiore. Durante gli ultimi anni, a causa del cambiamento climatico, sembra che la stagione dei pollini sta sempre più peggiorando e potrebbe iniziare un mese prima.

Le persone che soffrono di allergia significativa al polline si sentono malandati e si sentono privi di forze. Questi sintomi non fanno altro che peggiorare; negli ultimi quattro decenni la stagione è diventata sempre più intensa e la terapia per i pazienti soggetti ad allergia da metà marzo deve iniziare almeno un mese prima, intorno a San Valentino e continuare per tutta l’estate.

 

Stagione dei pollini, il cambiamento climatico potrebbe esserne la causa

Quest’anno, la conta dei pollini è stata elevata durante quel periodo, a 846 grani di polline per metro cubo d’aria. Causa di tutto ciò è risultato essere il cambiamento climatico. In molte parti del mondo, come già detto, la stagione dei pollini inizia prima e aumenta con l’alzarsi delle temperature globali e delle concentrazioni di anidride carbonica. Studi precedenti hanno mostrato che la stagione dei pollini si è allungata di almeno 20 giorni negli ultimi tre decenni, mentre le concentrazioni di polline sono aumentate del 21%. Uno studio recente ha suggerito che ciò potrebbe peggiorare ulteriormente alla fine del secolo.

La stagione potrebbe iniziare almeno 40 giorni prima e durare fino a quasi 20 giorni in più rispetto a quando dovrebbe finire. Inoltre si presenterà uno scenario di emissioni gas serra elevate e i livelli di polline potrebbe triplicare. Temperature più calde possono anticipare la stagione di crescita e prolungarla più a lungo, oltre ad aiutare le piante a produrre più polline. Livelli più elevati di anidride carbonica possono anche aiutare la fotosintesi, quindi le piante producono più polline, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere l’aumento futuro.

 

L’aumento della temperatura è fondamentale

Il nuovo studio ha esaminato diversi tipi di polline in gran parte delle regioni nel mondo per proiezioni future. Ogni regione dovrebbe vedere un aumento della produzione di polline da graminacee in estate entro la fine del secolo. La stagione dei pollini cambierà più al nord che al sud a causa dei maggiori aumenti della temperatura. Tuttavia, alcune regioni subiranno effetti più pronunciati di altre a causa della distribuzione delle specie arboree. Ad esempio, il nord-est potrebbe vivere una stagione dei pollini più intensa poiché la fioritura di vari alberi, come la quercia e la betulla, si sovrappone maggiormente.

Nel complesso, il sud-est sperimenterà il più alto aumento della produzione di polline a causa delle sue specie arboree dominanti, come la quercia e il cipresso. In effetti, gran parte della crescita passata delle concentrazioni di impollinazione, specialmente nel sud-est, è attribuita al polline degli alberi. Entro la fine del secolo, si sperimenterà un aumento del 200% del polline totale per lo scenario più estremo di emissioni di gas serra. Con impegni e misure per ridurre le emissioni di gas serra, tuttavia, alcuni scienziati del clima affermano che emissioni leggermente inferiori sono più plausibili.

Foto di cenczi da Pixabay

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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