Cancro, una nuova terapia può aumentare la risposta immunitaria

Un gruppo di scienziati ha trovato una potenziale terapia che può essere molto efficace dal punto di vista immunitario contro il cancro

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Un nuova terapia per il cancro mostra il potenziale per trasformare il farmaco chemioterapico gemcitabina in un farmaco che uccide le cellule tumorali in modo specializzato, attivando le cellule immunitarie specifiche, secondo uno studio condotto dai ricercatori del Cedars-Sinai. I risultati, realizzati su cellule tumorali umane e di topi da laboratorio, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. Scopriamo di più in merito a questa interessante scoperta, che può avere riscontri futuri molto importanti.

 

La nuova potenziale terapia contro il cancro

I ricercatori hanno scoperto che quando hanno aggiunto il farmaco antinfiammatorio celecoxib (Celebrex) alla chemioterapia con gemcitabina, ha convertito quest’ultima da un farmaco non immunogenico, incapace di attivare la risposta immunitaria del paziente, a un farmaco immunogenico, che ha attivato la risposta immunitaria nei topi. La combinazione di farmaci ha prodotto un modo di uccidere le cellule tumorali e attivare le cellule immunitarie, ha detto Keith Syson Chan, dottorato presso Cedars-Sinai.

“Credo che il nostro studio abbia un potenziale clinico significativo, poiché l’immunoterapia contro il cancro continua ad emergere come un pilastro importante per il trattamento dei malati di cancro”, ha detto Chan. “Questa scoperta, se confermata negli studi clinici, potrebbe potenzialmente aumentare la percentuale di pazienti che rispondono all’immunoterapia contro il cancro”.

Chan e scienziati hanno affermato di ritenere che la risposta immunitaria funzionerà ancora meglio ancora con un farmaco immunoterapico aggiunto a un regime di trattamento con gemcitabina e celecoxib. È in corso uno studio nel laboratorio di Chan per testare questa ipotesi. Non vedono l’ora, hanno detto, di testare l’efficacia del nuovo trattamento in studi clinici randomizzati e controllati con placebo.

 

 

Foto di Colin Behrens da Pixabay