Alcuni scienziati hanno creato degli embrioni umani in fase iniziale per cercare di capire come avvenga lo sviluppo umano e per cercare di migliorare la ricerca sulle perdite in gravidanza e sui difetti della nascita. Due team separati hanno trovato modi diversi per produrre versioni di una blastocisti, lo stadio di sviluppo circa cinque giorni dopo che uno spermatozoo feconda un uovo, aprendo potenzialmente la porta a un’enorme espansione della ricerca.
In sintesi, hanno sviluppato un sistema scalabile e trattabile per modellare la biologia della blastocisti umana; questo faciliterà lo studio dello sviluppo umano precoce e degli effetti delle mutazioni geniche e delle tossine durante l’embriogenesi precoce, oltre a favorire lo sviluppo di nuove terapie associate alla fecondazione in vitro.
I modelli differiscono dalle blastocisti umane e non sono in grado di svilupparsi in embrioni. Tuttavia il loro lavoro arriva mentre vengono elaborate nuove linee guida etiche su tale ricerca e potrebbero innescare un nuovo dibattito. I team ritengono che questa ricerca aiuterà su molti aspetti, dagli aborti agli effetti delle tossine e dei farmaci sugli embrioni in fase iniziale.
Al momento, la ricerca sui primi giorni di sviluppo embrionale si basa su blastocisti donate dal trattamento IVF. Tuttavia l’offerta è limitata, soggetta a restrizioni e disponibile solo per alcune strutture di ricerca. La generazione di modelli di blastocisti è stata finora eseguita solo negli animali, con i ricercatori nel 2018 che li hanno generati con successo nei topi utilizzando cellule staminali. I due team hanno affrontato lo sviluppo di un modello umano in modi leggermente diversi.
Il primo team ha utilizzato due diversi tipi di cellule staminali, alcune derivate da embrioni umani e altre cosiddette cellule pluripotenti indotte prodotte da cellule adulte. il secondo invece ha iniziato con le cellule della pelle adulte, ma entrambe le squadre hanno ottenuto effettivamente lo stesso risultato: le cellule hanno iniziato a organizzarsi in blastoidi, con i tre componenti chiave visti in una blastocisti umana.
Mentre i modelli sono simili alle blastocisti umane in molti modi, ci sono anche differenze significative. I blastoidi di entrambe le squadre hanno finito per contenere cellule di tipi sconosciuti e mancano di alcuni elementi che derivano specificamente dall’interazione tra uno spermatozoo e un uovo. Hanno funzionato in media solo circa il 20% delle volte, anche se i team affermano che rappresenta ancora un percorso verso una fornitura significativa di ricerca.
Gli scienziati si preoccupano di chiarire che i modelli non dovrebbero essere visti come pseudo-embrioni e non sono in grado di svilupparsi in feti. Tuttavia, hanno proceduto con cautela, optando per terminare la ricerca con i blastoidi quattro giorni dopo la coltivazione, equivalenti a circa 10 giorni dopo la fecondazione in una normale interazione uovo-sperma. Le regole di ricerca che coinvolgono blastocisti umane fissano tale termine a 14 giorni.
Date le differenze tra i blastoidi e le blastocisti umane, i modelli offrono la possibilità di aiutare ma non sostituire la ricerca fatta sulle donazioni. La ricerca potrebbe anche innescare dibattiti etici. Alcuni potrebbero vedere la ricerca sui blastoidi umani come un percorso verso l’ingegneria degli embrioni umani.
Foto di Chokniti Khongchum da Pexels
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