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Cervello e Covid-19: l’impatto cognitivo equivalente a 20 anni di invecchiamento

Il Covid-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute fisica e mentale di milioni di persone in tutto il mondo. Oltre ai sintomi respiratori e fisici, è emerso un aspetto preoccupante: il danno cognitivo a lungo termine che il virus può causare. Studi recenti hanno rivelato che gli effetti cognitivi del Covid-19 possono essere paragonati a un invecchiamento cerebrale di 20 anni. Questo dato è allarmante e sottolinea l’importanza di comprendere a fondo il fenomeno, così da affrontare le conseguenze a lungo termine della pandemia.

I sintomi cognitivi più comuni associati al Covid-19 includono difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, rallentamento del pensiero e problemi nel prendere decisioni. Questi sintomi, spesso definiti “nebbia cerebrale”, non riguardano solo i pazienti con forme gravi di Covid-19, ma anche coloro che hanno avuto casi lievi o moderati della malattia. La persistenza di questi sintomi per mesi dopo la guarigione indica che il Covid-19 ha la capacità di influenzare il cervello in modo duraturo.

 

Covid-19, impatti cognitivi uguali a 20 anni d’invecchiamento

Uno studio condotto presso l’Università di Cambridge ha valutato le funzioni cognitive di un gruppo di pazienti che si erano ripresi dal Covid-19. I risultati hanno mostrato un declino cognitivo equivalente a un invecchiamento cerebrale di 20 anni o alla perdita di 10 punti di QI. Queste scoperte sono state confermate da ulteriori ricerche, che hanno evidenziato come il Covid-19 possa provocare un deterioramento delle capacità cognitive e delle funzioni esecutive, ovvero quelle che ci consentono di pianificare, risolvere problemi e gestire le nostre attività quotidiane.

Ma quali sono i meccanismi alla base di questi effetti? Il virus SARS-CoV-2, che causa il Covid-19, può provocare infiammazione e danno ai vasi sanguigni del cervello, causando microcoaguli e limitando l’afflusso di ossigeno alle cellule cerebrali. Questa condizione, nota come “neuroinfiammazione”, può portare a una riduzione delle funzioni cognitive e potrebbe spiegare perché alcune persone sperimentano un declino cognitivo a lungo termine. Inoltre, il Covid-19 può influenzare i livelli di neurotrasmettitori, come la dopamina e la serotonina, importanti per il funzionamento cognitivo e l’umore.

Un altro fattore da considerare è lo stress psicologico legato alla malattia. La pandemia ha generato una situazione di ansia, isolamento e incertezza, condizioni che possono peggiorare i sintomi cognitivi. L’isolamento sociale, in particolare, è noto per avere un impatto negativo sulle capacità cognitive, poiché il cervello ha bisogno di stimolazione costante per mantenere la sua plasticità e funzionalità.

 

La prevenzione rimane l’essenziale

Gli effetti cognitivi del Covid-19 sollevano anche preoccupazioni riguardo all’impatto a lungo termine sulla popolazione in generale. Se un numero significativo di persone sperimenta un declino cognitivo post-Covid, ciò potrebbe avere ripercussioni sulla produttività lavorativa, sull’apprendimento e sul benessere globale della società. È essenziale che i sistemi sanitari siano preparati ad affrontare queste sfide, fornendo supporto e terapia cognitiva per aiutare i pazienti a recuperare le proprie capacità.

La ricerca scientifica sta lavorando per comprendere meglio questi effetti e sviluppare strategie di intervento. Studi clinici mirati alla riabilitazione cognitiva stanno esplorando metodi per aiutare i pazienti a recuperare le loro capacità mentali, utilizzando tecniche come la stimolazione cerebrale non invasiva e l’esercizio cognitivo. Parallelamente, la prevenzione rimane fondamentale, soprattutto attraverso la vaccinazione e il rispetto delle misure di sicurezza per ridurre la diffusione del virus.

In conclusione, il Covid-19 non è solo una malattia respiratoria, ma anche una minaccia significativa per la salute cognitiva. La consapevolezza dell’impatto a lungo termine del virus sul cervello è cruciale per affrontare questa nuova sfida. Solo attraverso una combinazione di ricerca, prevenzione e supporto terapeutico possiamo mitigare gli effetti del Covid-19 sul cervello e proteggere la salute cognitiva delle persone colpite.

Immagine di freepik

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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