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ChatGPT: è arrivato un nuovo chatbot mai visto prima

A fine mese scorso OpenAI, l’organizzazione dedicata alla ricerca e allo sviluppo di intelligenze artificiali OpenAI ha presentato al pubblico il suo nuovo chatbot, ChatGPT. Quest’ultimi sono dei software che simulano le conversazioni umane rispondendo a frasi scritte o pronunciate dagli utenti, vengono usati ormai da anni per consentire alle persone di interagire con dispositivi digitali e siti internet.

Basti pensare ad Alexa o Siri, le intelligenze artificiali più comuni, che però hanno comunque delle limitazioni e compiono compiti ristretti. Nessun chatbot messo finora in commercio si avvicina alle capacità che sta dimostrando ChatGPT. ChatGPT può essere testato gratuitamente creando un profilo sul sito di OpenAI.

 

ChatGPT, nuovo chatbot diverso da quelli esistenti

La tecnologia su cui si basa è un’intelligenza artificiale addestrata su una enorme mole di testi, tra cui articoli di giornale, libri, documenti e canzoni, per avere conversazioni articolate e rispondere a domande. Inoltre al contrario di altri chatbot è in grado di ricordare anche i messaggi scambiati con il singolo utente in precedenza. Il prodotto è stato messo a disposizione del pubblico attraverso un’interfaccia facile da usare in modo da permettere a chiunque di testare i suoi limiti. Soltanto nei primi cinque giorni l’ha provato un milione di persone.

Il modello iniziale di ChatGPT è stato addestrato in modo supervisionato, cioè con istruttori umani di IA che hanno effettuato chat in cui interpretavano entrambe le parti, l’utente e l’IA. Successivamente, per creare un modello di ricompensa per l’apprendimento per rinforzo, OpenAI ha raccolto dati di confronto che consistevano in due o più risposte ottenute dalla chat degli istruttori con il chatbot classificate in base alla qualità. Utilizzando questi modelli di ricompensa, OpenAI è stata in grado di perfezionare il modello servendosi di una specifica classe di reinforcement learning chiamata Proximal Policy Optimization, sviluppata nel 2017, e iterando più volte il processo di apprendimento.

Il chatbot si è dimostrato capace di scrivere e correggere codice di programmazione informatica, di spiegare algoritmi complessi nello slang di un personaggio di un film gangster degli anni Quaranta, di comporre brani per pianoforte ispirati a Mozart, di fare battute piuttosto divertenti, di creare videogiochi semplici, e di diagnosticare correttamente malattie, partendo da alcuni sintomi. Di fronte a queste capacità sorprendenti, in tanti stanno immaginando tutti i modi in cui questa tecnologia potrebbe essere commercializzata in futuro.

 

Esistono delle limitazioni anche su qualcosa di perfetto

C’è chi prevede che soppianterà Google, che già da tempo a molti sembra non funzionare bene come una volta, come servizio di ricerca, e chi teme che verrà utilizzato per automatizzare mansioni che oggi vengono affidate a esseri umani. In molti hanno fatto notare che potrebbe presto essere usato per copiare nei compiti in classe o agli esami universitari, dato che già adesso riesce a scrivere saggi piuttosto convincenti a partire da uno spunto di discussione. Ovviamente anche lui non è perfetto e può commettere degli errori e alcune conclusioni a cui arriva possono essere sbagliate. Questo perché è addestrato a generare risposte facendo costanti ipotesi probabilistiche basandosi su un frammento di testo e indovinandone la funzione logica, ricordando la posizione di quel tipo di frase nei miliardi di documenti che ha memorizzato.

Il prodotto è anche stato addestrato a non spiegare alle persone come fare cose pericolose o illegali, come rubare un’auto o creare una bomba nucleare, ma diversi utenti sono riusciti comunque a trovare il modo di farglielo fare. È probabile che il prodotto non sarà disponibile gratuitamente per sempre: uno dei fondatori di OpenAI, Sam Altman, ha detto che ogni domanda che viene posta a ChatGPT costa all’organizzazione qualche centesimo, il che vuol dire che il test stesso sta costando centinaia di migliaia di dollari.

Foto di Alexa da Pixabay

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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