ChatGPT: i punti di forza e le criticità del chatbot che sta facendo impazzire il mondo

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Che la tecnologia abbia fatto passi da gigante negli ultimi anni è innegabile. Dallo shopping ai pagamenti online, passando per lo streaming e l’intrattenimento in generale, siamo nell’era d’oro del tech. E questo lo sanno bene anche gli sviluppatori di giochi, che devono stare ancor di più al passo con i tempi nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Certo, per ciò che riguarda l’ambito del gioco a distanza, per accedere a titoli in grado di soddisfare le esigenze degli utenti moderni basta affidarsi a piattaforme che recensiscono in modo indipendente casinò online e siti di slot con giochi sviluppati dai migliori produttori di software. Su questi portali è altresì possibile accedere a una lunga lista di giochi in modalità gratuita, nonché a guide e consigli utili sull’universo del gambling online.

E a proposito di AI, sin dal suo lancio lo scorso novembre, non si parla altro che di ChatGpt e del suo straordinario successo. ChatGpt, ovvero il chatbot basato sull’intelligenza artificiale, può rispondere a piccoli e grandi dubbi della vita, redigere saggi universitari inventare storie di fantasia, creare haiku e persino scrivere lettere da accompagnare a una candidatura di lavoro. Come lo fa? Attingendo dalla quantità infinita di contenuti disponibili sul web, seguendo una guida creata da umani. ChatGPT è sicuramente un chatbot che si distingue da quelli realizzati in precedenza.

OpenAI, la startup che ha dato vita a ChatGpt sicuramente non si aspettava l’accoglienza calorosa ed entusiasta ricevuta in così breve tempo. I primi utenti a condividere gli screenshot dei loro esperimenti si sono piacevolmente meravigliati della capacità del software di generare saggi brevi su qualunque tema e di essere in grado di rispondere a qualsiasi quesito gli venisse posto. E sebbene l’intelligenza artificiale alla base di ChatGpt non sia esattamente nuova, ciò che gli permette di distinguersi è la capacità di rispondere a domande formulate in modo naturale, utilizzando la variante Gpt-3.5. Questa modifica avvenuta su Gpt-3, ha permesso di sbloccare tutta una serie di funzioni per permettere al chatbot proprio di rispondere a qualunque tipo di domanda attraverso un’interfaccia utilizzabile da chiunque.

Inoltre, ciò che ha contribuito enormemente alla viralità del chatbot è stata la scelta di rendere il servizio gratuito, nonché i divertenti glitch che hanno dato vita, naturalmente, alla creazione di meme. Secondo Christopher Potts, professore alla Stanford University, il metodo utilizzato da OpenAI che permette a ChatGpt di rispondere alle domande, rappresenta “un passo avanti significativo per aiutare l’IA a gestire il linguaggio in modo più comprensibile”.

Nonostante le enormi potenzialità, anche ChatGpt mostra delle lacune. Negli ultimi due anni, aziende come OpenAI sono riuscite a dimostrare le possibilità di poter addestrare l’intelligenza artificiale attraverso gli algoritmi. Ma dal momento che l’IA si limita a imitare le immagini e i testi creati dall’uomo in modo statistico, piuttosto che imparare come gira davvero il mondo, questi software sono inclini a riprodurre odio e pregiudizi, nonché a inventare fatti. Questi problemi si sono verificati anche in ChatGpt. Gli utenti, infatti, sono riusciti a dimostrare che i sistemi di controllo del chatbot possono essere aggirati, sebbene siano stati progettati per impedire azioni illegali e discorsi spiacevoli.

Inoltre, la capacità di elaborazione di testi con costruzioni e sintassi indistinguibili da quelle umane, ha già messo in guardia le scuole e le università americane e australiane. Il fenomeno online della generazione di testi da parte dell’ultimo chatbot desta parecchia preoccupazione, relativa soprattutto alla correttezza e all’etica del loro impiego negli ambienti accademici. Città americane come New York e Los Angeles hanno bloccato l’accesso a ChatGpt nelle scuole, proprio per evitare l’impatto negativo che potrebbe avere sull’apprendimento. Nelle università australiane, invece, gli studenti sono tornati a svolgere gli esami con carta e penna, per prevenire del tutto i pericoli relativi all’uso di ChatGpt durante le prove.

Le università e le scuole non sono le sole ad aver iniziato una battaglia contro il chatbot di OpenAI. Uno studente di Princeton, infatti, ha sviluppato un’app chiamata GPTZero interamente dedicata a scoprire se un testo sia stato scritto o meno tramite IA. Allo stesso tempo, gli specialisti di machine learning di Icml hanno deciso di vietare del tutto l’uso di bot come ChatGpt per la creazione di articoli scientifici.

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