Chernobyl continua a stupire: in arrivo la vodka prodotto con culture locali

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Considerato quello che è successo oltre trent’anni fa nella centrale nucleare di Chernobyl, impianto situato vicino alla città di Pripyat, difficile si aspetta che la vita sarebbe tornata in quel posto tanto presto eppure è successo. Quotidianamente arrivano notizie di come sia la flora che la fauna sono tornati a ripopolare tale luogo, ma c’è di più. Alcuni scienziati hanno voluto sfidare il rischio è hanno prodotto una vodka usando solamente colture locali. Il nome di tale prodotto è Atomik, giusto per non far dimenticare a tutti da dove arriva.

Tale studio, si lo è, è stato portato avanti da un team di scienziati britannici in collaborazioni con alcuni colleghi ucraini. Per arrivare a produrre la vodka hanno sfruttato una fattoria situata nei pressi dell’incidente. Hanno coltivato grano direttamente dal suolo e usato acqua della regione e dopo una lunga attesa ecco che è arrivato il liquido simbolo di quella terre.

 

Atomik, la vodka di Chernobyl

Le rassicurazioni del Prof Jim Smith dell’Università di Portsmouth: “Questo non è più radioattivo di qualsiasi altra vodka. Lo abbiamo verificato. Abbiamo avuto due dei migliori laboratori al mondo in cerca di vedere se riescono a trovare radioattività da Chernobyl e non ne hanno trovati. Questa potrebbe essere solo la bottiglia di vodka più importante al mondo. Non per quello che è ma per quello che rappresenta. Speriamo di poter restituire il 75 percento dei profitti dall’impresa alla comunità locale per sostenere il loro sviluppo economico e sociale“. Giusto per chiarire, nel grano alcune tracce di radioattività è stata trovata, ma nel processo di distillazione tutto questo è sparito.

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