Recentemente, grazie alla serie di HBO “Chernobyl” molto si è parlato del terribile disastro nucleare che nel 1986 sconvolse l’Europa. Un evento tragico che rimane impresso nella memoria di molti di noi, che lo hanno vissuto da bambini, da adolescenti o da genitori.
Il 26 aprile 1986 esplode il reattore numero quattro della centrale nucleare di Chernobyl. Per minimizzare l’accaduto i responsabili dell’impianto avevano fatto credere al personale e ai loro superiori ad essere esploso fosse solo l’impianto di raffreddamento e non il reattore. Per questo furono gettati milioni di litri d’acqua e nitrogeno liquido per raffreddare il reattore, che si credeva fosse integro. Questo peggiorò la situazione, poiché l’acqua che entrò a contatto con il nucleo fuso a più di 2000 gradi evaporò all’instante, salendo nell’atmosfera sotto forma di nubi tossiche.
La nube radioattiva contaminò immediatamente tutte l’area che fu evacuata. Ed i venti gelidi del Nord spinsero questa nube tossica nei cieli di mezza Europa. All’epoca furono 66 le morti accertate ma secondo l’Onu, furono oltre 4000 le persone che si ammalarono di cancro a seguito della contaminazione radioattiva della nube tossica.
Tra le fonti di ispirazione di Craig Mazin, autore della fiction di HBO sull’evento, vi è il libro Chernobil 01:23:40 di Andrew Leatherbarrow, in grafico di 32 anni. Il libro è una sorta di reportage sugli eventi di Chernobyl e sull’attuale condizione di città fantasma dell’area attorno alla centrale, dove gli operai della centrale vivevano la loro vita fino a quel tragico giorno. Il libro è frutto di cinque anni di ricerca da parte di Leatherbarrow, iniziati con un viaggio nella zona di esclusione di Pripyat.
Mazin lo ha definito come un “imprescindibile: una favolosa combinazione tra cronaca di viaggio, racconto storico e documento scientifico”. Ma inizialmente non aveva riscosso un gran successo e l’autore non era riuscito nell’intento di pubblicarlo nemmeno tramite crowdfunding. Il successo dell’opera che rivela inquietanti particolari sulla catastrofe, è iniziato con la pubblicazione su Reddit, da parte di Leatherbarrow, di una gallery con didascalie delle foto scattate durante il viaggio nella zona di esclusione.
Grazie al successo ottenuto sulla piattaforma, l’autore decise di inserire una prima stesura del libro su un sito, dove ne vennero acquistate circa 700 copie. Dopo un altro anno di lavoro sull’opera, la stesura definitiva venne pubblicata nel 2016, grazie al contributo volontario e gratuito di una editor e di alcuni esperti.
Il libro è nato dalla volonta dell’autore, dopo gli eventi di Fukushuma, di approfondire ciò che accadde a Chernobyl nell’86. Leatherbarrow, insoddisfatto dalle tante versioni contrastanti e dalle voci sull’evento, decise che voleva saperne di più e fu così che si ritrovò a prenotare un tour nella zona di esclusione della centrale, in cui è vietato vivere e svolgere qualsiasi attività dalla notte del tragico evento. Un viaggio durante il quale raccolse molto materiale, soprattutto fotografico e che in seguito lo spinse ad approfondire i fatti e a raccoglierli nel libro che ora li pone a disposizione di tutti.
Nel libro sono riportati dei fatti mai svelati fino ad ora, come alcuni dettagli sulla vicenda dei tre sommozzatori, considerati eroi che nel 2018 ricevettero una medaglia al valore per il coraggio dimostrato in quei terrificanti attimi.
A seguito dell’esplosione la contaminazione aveva interessato anche le piscine di sicurezza situate sotto il reattore, che si riempirono di acqua uscita dal circuito primario e di quella usata dai vigili del fuoco per domare l’incendio. Al di sopra si trovava il reattore in fase di fusione sotto forma di lava di “corio” a 1666 gradi che da un momento all’altro rischiava di cadere a pezzi nell’acqua. Questo avrebbe provocato una serie di grandi esplosioni di vapore che avrebbero immesso nell’aria altre radiazioni. Inoltre l’acqua contaminata e la miscela di corio rischiavano di infiltrarsi nel sottosuolo inquinando le falde acquifere.
Per evitare quindi un ulteriore disastro l’unica possibilità era quella di svuotare in modo controllato le piscine di sicurezza. Ed è qui che entrano in gioco i tre sommozzatori, esperti dell’impianto, il loro compito era quello di aprire manualmente le valvole delle piscine, che si trovavano sott’acqua proprio sotto il reattore che stava fondendo e vicino alle macerie radioattive.
Fu così che il 6 maggio del 1986 Alexei Ananenko, Valeriy Bezpalov e Boris Baranov, entrarono nell’acqua, ormai radioattiva, delle vasche di sicurezza e aprirono le valvole, permettendo all’acqua contaminata di defluite in un invaso appositamente costruito, impedendo così che vi fosse un’altra pericolosa esplosione.
In ogni libro o articolo sull’argomento, Leatherbarrow continuava a leggere che i tre eroi erano morti subito dopo aver compiuto il loro eroico gesto, ma non trovava riscontro in nessun documento. Fino a che non si imbatté in un annuncio di morte. Stando all’annuncio infatti Boris Baranov era morto di infarto nel 2005. Nel 2016 Leatherbarrow riuscì a contattare Alexei Ananenko, che non sembrava essere particolarmente sorpreso o sconvolto dal fatto di essere ritenuto morto dal 1986. Ananenko ha recentemente rilasciato anche delle interviste, a seguito dell’uscita della serie tv di HBO, sopratutto in seguito alla puntata dedicata proprio ai tre sommozzatori, andata in onda lo scorso 10 giugno.
Ananenko, che oggi ha 59 anni e vive ancora in Ucraina in un intervista al Daily Mail ha dichiarato di non sentirsi un eroe “ho solamente fatto il mio lavoro. Mi fu ordinato di andare e di svuotare le piscine. Io obbedii. Stavano semplicemente obbedendo a un ordine. Certo non fummo informati dei rischi che correvamo”.
Nella stessa intervista Ananenko ha raccontato le concitate vicende di quegli attimi, la tensione e l’emozione nell’aprire le valvole e sentire il rumore dell’acqua che scorreva, un acqua tanto radioattiva da essere quasi azzurra. Racconta anche di come tutto sia stato veloce, i tre tecnici, sprovvisti di bombole di ossigeno (al contrario di quanto mostrato nella serie di HBO) dovevano cercare di impiegare il meno tempo possibile per aprire le valvole, per ridurre la quantità di radiazioni assorbite.
Ma nonostante le ricerche, il libro di Leatherbarrow e i documenti ufficiali, molti in rete sentono comunque odore di complotto. Alcuni infatti sono convinti che i tre tecnici dell’impianto, siano deceduti pochi giorni dopo l’eroico evento e che questi siano solo degli impostori, scelti dall’ex Unione Sovietica per minimizzare la portata devastante dell’esplosione che avrebbe condotto, secondo organizzazioni non governative ucraine, ad oltre 730.000 vittime nel corso degli anni.
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