La chitina potrebbe aiutare la NASA e altre società private come SpaceX di Elon Muska stabilire colonie umane su Marte entro i prossimi 20 anni. Il polimero organico potrebbe infatti essere ottenuto anche sulla superficie di Marte, attraverso la bio-conversione dei rifiuti organici da parte di insetti o funghi, coltivabili in apposite strutture. Nelle prove preliminari sul materiale, gli esperti hanno costruito un modello di un habitat marziano: “La produzione bioispirata e i materiali sostenibili non sono una tecnologia sostitutiva dei polimeri sintetici, bensì una tecnologia abilitante, che definisce un nuovo paradigma nella produzione“, ha detto l’autore dello studio, il dottor Javier Fernandez, dell’Università di tecnologia e design di Singapore.
“Abbiamo dimostrato che la chitina è fondamentale non solo per il nostro sostentamento sulla Terra, ma anche per uno dei più grandi risultati dell’umanità: il nostro passaggio ad una specie interplanetaria“, ha aggiunto Fernandez. La chitina è prodotta e metabolizzata da organismi nella maggior parte dei regni biologici ed è un componente primario delle pareti cellulari dei funghi, degli esoscheletri degli artropodi, come i crostacei e degli insetti, e delle squame dei pesci e degli anfibi. Inoltre, è il secondo polimero organico più abbondante sulla Terra dopo la cellulosa ed potrebbe essere la soluzione per formare componenti strutturali organici, dicono gli esperti.
Infatti, essa è già utilizzata nella produzione alimentare per sviluppare film commestibili e come addensante. La tecnica dei ricercatori, chiamata PLOS ONE, prevede la combinazione della chitina con un minerale progettato per imitare il suolo marziano, noto come “regolite“. Su Marte, i depositi rocciosi potrebbero essere posti in una soluzione di chitina con acqua, proveniente dal ghiaccio sciolto; dopo l’evaporazione dell’acqua, il chitosano cristallizza, si riduce di volume e riunisce le particelle di regolite. La chitina può così formare oggetti trasparenti simili per aspetto e caratteristiche alla plastica, prodotta in grande quantità sulla Terra.
Il materiale richiede poca energia e nessuna attrezzatura specializzata per la produzione e potrebbe essere utilizzato per costruire case e rifugi, che offrirebbero protezione dall’intensa radiazione solare che irradia il Pianeta rosso. “La tecnologia è stata originariamente sviluppata per creare ecosistemi circolari in ambienti urbani ma, grazie alla sua efficienza, è anche il metodo più efficiente per produrre materiali in un ecosistema artificiale nell’ambiente estremamente scarno di un pianeta o satellite senza vita“, ha spiegato il dottor Fernandez.
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