La giovane architetta peruviana, Karina Puente Frantzen, si è lasciata ispirare dal capolavoro di Italo Calvino, “Le Città Invisibili”, per la realizzazione della sua opera.
“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda“. Questa è una tra le più famose citazioni dell’opera, e l’arch. Puente ha dato una meravigliosa interpretazione delle sue risposte. La sua personale visione delle città raccontate dall’esploratore Marco Polo, al governatore della Mongolia, Kublai Kan. Le città di Calvino non sono infatti città reali, sono una risultante di emozioni, sensazioni e ricordi di viaggio e la Puente fornisce con il suo lavoro una rappresentazione poetica e metaforica delle Città Invisibili.
Si tratta di 6 disegni, ispirati alla novella del 1972, e realizzati con l’utilizzo di diversi tipi di matite e resi tridimensionali dal collage di ritagli di diversi tipi di carta. In una combinazione tra disegno, ritagli e sovrapposizioni che rende alla perfezione l’idea personale, della città rappresentata.
Come afferma la stessa Puente, “Di norma, conduco delle ricerche, rifletto e concepisco ogni città nell’arco di tre settimane, prima di iniziare a realizzarne degli schizzi”.
Si tratta quindi di un lavoro ben concepito e strutturato, ragionato e ponderato. Un calcolo preciso che rappresenta una poesia e una percezione personale dell’opera di qualcun altro. Un opera artistica più che architettonica, che rende la visione dell’arch. Puente, fruibile per tutti.
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