Coronavirus: tre astronauti della ISS sulla via del rientro nonostante la pandemia

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Mentre gli equipaggi si susseguono ciclicamente sulla Stazione Spaziale Internazionale e gli appassionati di tutto il mondo si preparano a celebrare il cinquantesimo anniversario della missione Apollo 13, tre astronauti della NASA che sono attualmente al lavoro sulla ISS stanno osservando da un punto di vista a dir poco unico gli effetti della terribile pandemia di coronavirus scoppiata sul loro pianeta natale.

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L’astronauta della NASA Chris Cassidy è arrivato al laboratorio in orbita giovedì 9 aprile, mentre i suoi colleghi Jessica Meir e Andrew Morgan avrebbero in programma di tornare sulla Terra il 17 aprile. Il trio ha parlato in questi giorni con i giornalisti per discutere sull’imminentescambiodi equipaggi e di com’è stato trovarsi nello spazio conoscendo i periodo buio che il pianeta sta attraversando. “È abbastanza surreale per noi osservare la situazione che si sta svolgendo sul pianeta“, ha detto Meir attraverso un collegamento video spazio-terra. I giornalisti hanno potuto comunicare con l’equipaggio grazie ad un “ponte telefonico”.

 

Nonostante la difficile situazione sulla Terra dovuta al coronavirus, gli astronauti sono entusiasti di tornare a casa

Sebbene sia difficile persino immaginare che sul pianeta stiano accadendo cose del genere, Meir ha dichiarato di essere comunque entusiasta di tornare a casa, anche se con ogni probabilità il ritorno non sarà come se lo aspettava all’inizio della missione. “Penso che per me sarà comunque bello tornare a casa e rivedere luoghi e volti familiari“, ha detto Meir. Tuttavia, dopo sette mesi nello spazio, Meir ha dichiarato che sarà molto difficile non poter riabbracciare la sua famiglia e i suoi amici. “Penso che in realtà mi sentirò più isolato sulla Terra di quanto non mi sia mai sentito qui“, ha aggiunto.

Morgan ha invece asserito che una routine simile a quella che sulla Terra tutti noi stiamo vivendo è d’altro canto parte integrante della vita degli astronauti in missione, che sono chiamati a gestire l’isolamento e le altre difficoltà di vivere e lavorare nello spazio. “Il nostro esercizio, la nostra igiene personale, il nostro sonno, tutto è programmato“, ha aggiunto. Ma nonostante ciò, “questa missione sembra avere un significato completamente diverso“, ha dichiarato Cassidy.

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