Uno dei paesi più colpiti al mondo dalla pandemia di coronavirus è il Brasile, che sta affrontando una situazione davvero drammatica, facendo segnare ogni giorno numeri di contagi e decessi impressionanti. Complice di questa enorme difficoltà nella gestione della pandemia è però non solo l’enorme estensione del territorio, ma anche il numero altissimo di persone che vivono molto defilate dai centri città, come ad esempio le popolazioni stanziate lungo le rive del Rio delle Amazzoni.
Per queste popolazioni è infatti estremamente difficile, se non impossibile, usufruire anche dei più elementari servizi sanitari, data la distanza notevole dalle strutture ospedaliere. Ma come dice il proverbio “se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”; una vera e propria nave-ospedale sta infatti operando lungo il Rio delle Amazzoni allo scopo di distribuire medicinali e di fornire assistenza ai malati di coronavirus, almeno i casi più lievi. In un’intervista, padre Joel Sousa, membro del coordinamento dell’imbarcazione, ha dichiarato: “Questa nave ha fatto miracoli, portando assistenza ai popoli fluviali. Non potevamo esimerci dalla lotta al coronavirus e ci siamo perciò organizzati per combattere la pandemia al fianco di medici ed infermieri“.
La nave “Papa Francesco“, in onore dell’attuale pontefice, è stata proprio ispirata dalle parole di Bergoglio, che durante la Giornata mondiale della gioventù del 2013, tenutasi proprio a Rio de Janeiro, il Papa domandò cosa la Chiesa stesse effettivamente facendo per le popolazioni amazzoniche. Data la mancanza di una vera copertura del territorio, padre Francisco Belotti, coordinatore della Fraternità Francesco d’Assisi nella Provvidenza di Dio e ideatore dell’iniziativa, racconta che il Papa esortò a pensare ad un progetto in tal senso e non ci volle molto prima di rendersi conto che la situazione di questi popoli era molto difficile, soprattutto per la difficoltà di raggiungere gli ospedali.
“Se la Chiesa non può essere ospedale da campo, sarà ospedale sull’acqua“, si legge in un documento inviato dal Papa agli organizzatori in occasione della benedizione della nave, che salpava per la prima volta. Stando a quanto riporta l’agenzia Fides, la costruzione dell’imbarcazione è stata possibile grazie ad una convenzione con lo Stato, che aveva destinato al progetto i proventi di un indennizzo per danno morale collettivo a carico delle aziende Shell Chimica e Basf S.A., dopo un incidente ambientale che causò a suo tempo 60 vittime e ingenti danni.
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