Finora si è sottolineato come il ceppo inglese di questo coronavirus sia di molto più contagioso di quello che ha imperversato per l’Europa nei mesi addietro. Si parla di quasi il 75% che ha di fatto portato quindi un aumento dei contagi fuori scala e che a loro volta hanno portato a più morti; il Regno Unito hanno quasi raddoppiato i numeri di morti giornalieri.
Per quanto riguarda la mortalità si è sempre detto come non fosse peggiore, come non ci sia il rischio di casi più gravi di Covid-19. A quanto pare non è così. Il capo consigliere scientifico del Regno Unito ha infatti detto che che la percentuale di mortalità è più alta con questo ceppo per le persone sopra i 60 anni. Apparente da 10 morti ogni 1000 contagiati si è passati a 13/14 ogni 1000.
Coronavirus: l’evoluzione e la mutazione dell’agente patogeno
Teoricamente, più si va avanti con una pandemia più il virus diventa meno mortale. Il motivo è semplice. L’obiettivo dell’agente patogeno è sopravvivere e replicarsi e se l’ospite muore, questo complica le cose. Il SARS-CoV-2 sembra comportarsi in modo leggermente diverso.
Apparentemente la malattia inizia ad aggravarsi dopo diverso tempo che l’ospite è stato contagiato. Nel tempo che passa dall’infezione alla comparsa della malattia, il virus ha avuto il tempo di replicarsi quindi la morte dell’ospite non è più così un ostacolo. Si tratta di un effetto collaterale.
Le parole di prof. Deenan Pillay, virologo all’University College di Londra: “Il fatto che le persone muoiano è quasi come un effetto collaterale. Seguirà quindi se questo è il meccanismo, quindi, con una maggiore replicazione virale in corso, puoi immaginare che potrebbe essere correlato a una malattia peggiore.”
Ph. credit: BBC