Coronavirus: cosa possiamo fare per non cadere nel panico?

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Il coronavirus ha fatto precipitare il mondo in un clima molto difficile e la quantità di notizia sulla pandemia che giornalmente ci ritroviamo a leggere può diventare esorbitante, al punto da monopolizzare la nostra attenzione. Tutto ciò sta mettendo a dura prova la salute mentale delle persone, in particolare di quelle che già si trovano a dover convivere con condizioni particolari, come l’ansia. Quindi, come possiamo proteggere la nostra salute mentale?

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Essere preoccupati per la situazione è più che comprensibile, ma per molte persone può peggiorare i problemi di salute mentale preesistenti. Quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso consigli sulla protezione della salute mentale durante l’epidemia di coronavirus, l’iniziativa è stata accolta con favore sui social media. Come spiega Nicky Lidbetter di Anxiety UK, la sensazione di impotenza derivante dalla prolungata quarantena sono caratteristiche comuni a molti disturbi legati all’ansia.

 

Per cercare di contenere l’ansia da coronavirus può essere importante limitare il tempo trascorso in rete

L’ansia è principalmente dovuta ad una preoccupazione costante dell’ignoto, nell’attesa che accada qualcosa, ed essendo il coronavirus, attualmente, fonte di entrambe queste sensazioni, come possiamo proteggere la nostra salute mentale? Allontanarsi per un po’ di tempo da Internet e dai social media potrebbe aiutare a gestire gli stati d’ansia. Limitare il tempo trascorso a leggere notizie che non ci fanno stare bene potrebbe essere quindi un passo importante; se proprio non se ne può fare a meno, potrebbe essere il caso di decidere un orario specifico per controllare le notizie.

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Come se non bastasse, la disinformazione dovuta alla circolazione incontrollata di fake news aggrava una situazione già estremamente delicata: tenersi informati consultando soltanto fonti attendibili, come i siti web del Governo o del Sistema sanitario nazionale, è sicuramente una scelta da salutare con favore. Alison, 24 anni, di Manchester, racconta di un episodio che l’ha interessata in prima persona, a testimonianza dei danni che un uso sconsiderato del web può generare: “Un mese fa stavo navigando in rete e cliccando su una serie di hashtag mi è comparsa una valanga di materiale di dubbia provenienza, ad esempio teorie del complotto, che mi ha gettata in un tale sconforto da aver iniziato a piangere“.

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