Con l’attualmente aggiornamento, che sicuramente mostra numeri che ormai sono già datati, i casi di contagio da coronavirus sono oltre 10.000. Sono parsi un po’ per tutto il mondo anche se la quasi totalità si trovano in Cina. Il 25 gennaio i dati parlavano di appena 2.000 casi, ma secondo uno studio condotto dall’Università di Hong Kong, sono nella region Wuhan il numero stimato di casi era di ben 75.815, un numero stranamente preciso tra l’altro.
Il motivo di questa discrepanza non è solo uno, ma sono diversi. Quello più discusso e che viene usato continuamente come arma contro la Cina, è il fatto che quest’ultima non sta rilasciando i numeri ufficiali, ma c’è dell’altro. Un altro aspetto fondamentale è il ritardo dell’insorgenza dei sintomi dopo l’infezione. Tale processo non è immediato e questo sta causando molti problemi per chi cerca di disegnare un quadro completo della situazione.
Lo studio in questione ha dipinto uno scenario non esattamente confortante. Secondo il documento, ogni persona che ha contratto il virus a dicembre ha avuto tutto il tempo di contagiare tre i due o i tre individui in tutto questo periodo. Il risultato è che ogni 6,4 giorni il numero dovrebbe essere raddoppiato. Se da un lato è probabile, come tutti sospettano, che in giro il numero di contagiati sia molto più altro, vuol dire anche che il tasso di mortalità è molto più basso dell’attuale 2%.
Detto questo, c’è un ulteriore punto da sottolineare. Più persone che hanno contratto il coronavirus vuol dire anche più possibilità di farlo mutare. In sostanza, allo stato attuale non c’è molto di cui aver paura, ma cosa succederà nel futuro non si sa.
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