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La guerra sulle mascherine: l’altra faccia della pandemia

Ovviamente un’emergenza del genere fa emergere tutti i problemi che stavano venendo cullati da anni, se non decenni, un tentativo di ignorarli nella speranza che non sarebbero mai diventati un problema. Un esempio riguarda quello che sta succedendo intorno alle mascherine, alla disperata ricerca di questo presidio fondamentale per evitare di favorire il contagio da SARS-CoV-2.

Nessun paese era preparato a un’evenienza del genere, dal paese più ricco a quello più responsabile. Il numero di unità necessarie sono fin troppe. Solo per l’Italia si è parlato di almeno 100 milioni di mascherine al mese, un numero impressionante. Per raggiungere tale obiettivo il governo si è attivato in due vie, sostanzialmente.

Una è comprarle dall’estero e l’altra è incentivare la produzione interna da parte delle aziende, anche offrendo incentivi per chi prima della crisi produceva tutt’altro tipo di prodotto. La prima via ha mostrato molte difficoltà mentre la seconda è stata un successo. I problemi emersi nel comprare questi rifornimenti in altri paesi non sono sorti soltanto a noi, ma a molti altri paesi.

 

Il coronavirus e la guerra alle mascherine

Essere stati il paese più colpito al mondo dopo la Cina per diverse settimane prima degli altri ha avuto i suoi vantaggi. Ha permesso al governo di racimolare più aiuto possibile all’estero, cosa attualmente quasi impossibile. Perché questo? Perché gli altri governi hanno smesso di sottostimare l’emergenza.

Un esempio sono gli Stati Uniti che hanno deciso di non mandare più aiuti visto la grave emergenza interna; solo nelle scorse ventiquattro ore ci sono stati più di 32.000 nuovi casi. Questo, unito alla conversione della produzione di intere fabbriche forzatamente come in tempi di guerra, sottolineano la gravità della pandemia. Ci sono altre gesta che aiutano a inquadrare il tutto. La Repubblica Ceca che, volente o nolente difficile a dirlo, sequestra un carico di aiuti diretti all’Italia ne è un altro esempio.

La Turchia invece, ha obbligato un produttore interno a vendere il prodotto solamente al governo, una richiesta presentata dalla polizia. La Francia, il 5 marzo scorso, ha sequestrato 4 milioni di mascherine dirette alla Spagna, ma prodotte da una società svedese a Lione. La situazione si è sbloccata, ma solo dopo due settimane di scambi di dichiarazione accese tra i governi interessati. In generale sta venendo fuori la debolezza dei vari rapporti tra governi di tutto il mondo, ma allo stesso tempo sta emergendo anche dell’altro.

Come sempre, dove falliscono i governi, per un motivo o per un altro, ha successo la volontà delle singole persone. Dovunque ci sono individui pronti ad aiutare il prossimo tramite donazioni dirette o cercando di produrre mascherine aggiuntive. Dai più tecnofili con a disposizione stampanti 3D e conoscenze avanzate, alle nonne protette dalla quarantena che si armano di macchine da cucire per farne qualche unità in più al giorno.

Giacomo Ampollini

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