L’emergenza coronavirus potrebbe essere solo una parte del problema che questa pandemia sta causando – non solo al nostro mondo, ma anche a noi stessi. L’isolamento, lo stress che ne può derivare, il cambiamento drastico dei nostri stili di vita, tutto ciò danneggia la nostra salute mentale.
Secondo recenti studi pubblicati sulla rivista “Lancet Psychiatry”, al termine della pandemia potrebbe verificarsi un forte picco di malattie mentali. Secondo l’articolo sarebbero otto i fattori psicologici legati alla pandemia che potrebbero aumentare il rischio dei suicidi; preoccupazioni finanziarie, violenze domestiche e uso di alcol potrebbero essere tra le maggiori cause di questa ondata.
Per prevenire o ridurre il problema un gruppo di esperti mondiali hanno formato la “International Covid-19 Suicide Prevention Research Collaboration”. Il team si occuperà di intraprendere alcune azioni per supportare psicologicamente gli utenti, magari attraverso videochiamate.
Gli esperti sottolineano che le persone a rischio non sono solo coloro che già soffrono di problemi psichiatrici, ma anche chi non ha mai manifestano sintomi. “Questa è una situazione mai vista prima. La pandemia causerà stress e renderà molte persone vulnerabili”, scrivono gli autori.
“Le conseguenze per la salute mentale – aggiungono – resteranno probabilmente per un tempo più lungo e avranno un picco più tardi rispetto all’attuale pandemia. Tuttavia la ricerca e le esperienze delle strategie nazionali ci danno una base forte per la prevenzione. L’aumento dei suicidi non è inevitabile, a patto che si agisca subito”.
L’Italia può contrastare questa imminente minaccia sanitaria?
“L’Italia è la più attrezzata per affrontare quest’emergenza rispetto gli altri Stati.” Così dichiara Massimo Cozza, direttore del Dipartimento Salute Mentale Asl Roma 2.
“Abbiamo una rete di servizi di salute mentale esistente, anche se impoverita come tutto il Sistema Sanitario Nazionale, che già si è attivata,” sottolinea Cozza. “Questa rete è preziosa, ma va potenziata, perché la salute mentale si gioca sul territorio”.
Quello a preoccupare Cozza tuttavia sarebbero i problemi economici, un fattore psicologico importante da non sottovalutare. “L’Italia è fra i Paesi più a rischio dal punto di vista economico e quindi la rete deve essere pronta ad assistere le persone in difficoltà, che magari hanno perso il lavoro”.