In questi giorni, parlando della “fase 2“ di questa pandemia, la paura di tornare alle vecchie abitudini di alcune persone ha avuto una crescita esponenziale. Infatti alcuni si sono “affezionati” alla nuova routine di questa quarantena e non hanno voglia di tornare alla normalità.
Lo psicologo Federico Ambrosetti ha cercato di spiegarci il perché di questi timori:“Per molti questo significa gestire, la “mancanza” di qualcosa o l’accettazione di convivenze forzate e prolungate, cosi per alcuni la quarantena può rappresentare una condizione capace di favorire uno stato di equilibrio mentale”.
E prosegue: “Successivamente molti hanno cercato di ricostruire una nuova routine quotidiana, fatta di gesti, azioni, momenti che, hanno assunto una funzione ‘rassicurante'”, ha continuato lo psicoterapeuta.
Ovviamente nessuno si abitua al numero di vittime che si sentono durante il giorno o al numero di contagiati, ma gli italiani durante questo isolamento si sono creati una zona di comfort difficile da abbandonare.
Questi pensieri, riguardanti la preoccupazione dell’evoluzione della pandemia e la precaria tolleranza del blocco sugli spostamenti, ci portano a fare riflessioni positive e a raccontare le emozioni, spiega il Dott. Ambrosetti. “Quelli che prima delle restrizioni erano momenti di condivisione in una giornata piena di impegni, oggi diventano veri e propri riti: il pasto, la pulizia domestica, l’igiene personale”.
Molti, soprattutto chi vive in famiglia, hanno dato uno stop alla fretta e allo stress riscoprendo vecchi valori e piccoli gesti ormai persi nel tempo. Lo psicologo Ambrosetti commenta anche lo stress da smartworking: “Il telelavoro, per quanto costituisce una prestazione professionale, avviene in un ambiente familiare e protettivo, in generale, di facilitata padronanza”.
Quando finalmente questo periodo di isolamento finirà e potremmo riprendere in mano la nostra normalità, nulla sarà come prima. “L’impatto che questa emergenza sta avendo a livello economico è sotto gli occhi di tutti. L’ansia del futuro è assolutamente giustificata e ognuno di noi deve comprendere che è assolutamente normale rispetto a ciò che stiamo vivendo”, spiega il Dott Francesco Minelli, psicoterapeuta.
L’aver vissuto una pandemia cosi imponente è un trauma che ci porteremo per tutta la vita. Secondo il libro The Psychology of Pandemics, del Dott Minelli:“La paura e la diffidenza verso l’altro non ci abbandonerà tanto presto. Il contatto ravvicinato ci farà paura per un po’ di tempo. Questo porterà probabilmente a comportamenti di allontanamento e a uno stato di allerta costante”. Questo sarà un po’ per tutti come rimettersi in gioco.
Tutto quello che abbiamo vissuto, le emozioni provate devono portarci a riflettere su quello che questa pandemia ci ha lasciato. “Questo dovrebbe essere motivo di benessere e armonia interiore e strumento utile per gestire le avversità della vita. Se la quarantena consente di sperimentare un positivo stato di presenza mentale e di autocontrollo, può essere un buon consiglio capire quali fattori rendano questa possibilità meno probabile in assenza di restrizioni”, ha dichiarato Ambrosetti.
“Non è semplice affrontare queste paure perché sono strettamente legate al nostro vissuto personale e hanno bisogno di tempo per diminuire gradualmente“, sostiene Minelli. “La cosa più importante sono la consapevolezza e l’accettazione”. Per consapevolezza parliamo della capacità di riconoscere i vissuti emotivi, quando si manifestano, e osservarli dall’esterno. Mentre per accettazione si intende osservare le proprie reazioni, le proprie emozioni e accoglierle senza giudicarle, ascoltare ciò che ci stanno dicendo e non evitarle.
Secondo Francesco Minelli un’arma a nostro favore, per sconfiggere la pandemia, è il “senso di comunità”, ossia la possibilità di vedere quest’emergenza come un’occasione di sentirsi più uniti in un momento di difficoltà.“Questo virus ci impedisce la vicinanza fisica ma non deve impedirci la vicinanza psicologica ed emotiva. Non dobbiamo sentirci soli in quello che stiamo provando. Non teniamoci tutto dentro. Se avremo il coraggio di condividerlo permetteremo anche all’altro di farlo” , ha dichiarato lo psicologo Minelli.
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