Alla fine anche gli Stati Uniti si sono dovuti arrendere all’evidenza. Il coronavirus è bello che presente all’interno dei confini della superpotenza e in ogni singolo stato che la compone. Di fronte a questa situazione, il presidente Donald Trump non ha potuto fare altro che dichiarare lo stato di emergenza. Questo permetterà di veicolare i finanziamenti per i disastri così da poter cercare di rispondere in modo corretto al problema.
Tale mossa ha di fatto liberato 50 miliardi di dollari aggiuntivi, il doppio di quelli liberati dall’Italia, ma con di fronte oltre il quintuplo della popolazione. Il cambiamento dovrebbe anche facilitare il dipartimento dei servizi sanitari nel muoversi tra le varie leggi che normalmente impongono passaggi extra per certe azioni.
Attualmente, per lo meno facendo riferimento all’ultimo bollettino ufficiale, sul suolo americano ci sono poco più di 1.700 casi confermati, a fronte di oltre 5.000 test effettuati. I morti sono 41. Il problema più grande riguarda propri i pochi test effettuati sulla popolazione, la quale, nella maggior parte dei casi, non si può permettere di pagarne il costo. Questo aspetto sta di fatto impedendo di capire la reale entità dell’emergenza.
Come in Italia, e comunque anche in altri paesi europei, la maggior parte degli eventi sportivi sono stati annullati, così come le fiere e le scuole sono state chiuse. Il CDC ha rilasciato quello che potrebbe essere lo scenario peggiore in caso di nessuna azione forte presa per contrastare tutto questo.
Nel documento rilasciato si parla della possibilità che le persone contagiate potrebbero arrivare a 214 milioni negli Stati Uniti nel giro di mesi e persino un anno. A livello di morti, il range parte da 200.000 fino a raggiungere gli 1.7 milioni. Il sistema sanitario americano conta 925.000 posti letto, ma le persone che necessiteranno di un posto potrebbero toccare i 21 milioni. Una situazione non gestibile.
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