In Russia è nato un certo dramma relativo al vaccino contro il coronavirus. Apparentemente, uno dei funzionari sanitari del paese legato alla distribuzione di tale trattamento avrebbe consigliato vivamente alle persone di astenersi dal bere nel momento in cui hanno in programma di partecipare al programma vaccinale. Sembrerebbe una cosa comprensibile, se non fosse per la durata di tale astensione.
Il consiglio di Anna Popova, il funzionario in questione, è stato di evitare di bere alcoolici due settimane prima della prima iniezione del vaccino russo, lo Sputnik V, e sei settimane dopo la suddetta. Considerando che bisogna prendere due dosi e la seconda si prende a 21 giorni di distanza dalla prima, si sta parlando di un periodo di astensione di ben 11 settimane, quasi tre mesi.
Ai russi piace bere? Come luogo comune sembra essere così, ma negli ultimi anni la situazione sembra in realtà essere migliorata. Putin, durante i suoi diversi mandanti, ha cercato di spingere verso uno stile di vita più salutare in tal senso; secondo i dati rilasciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità l’anno scorso, dal 2003 il consumo è sceso del 43%. Nonostante questo, rinunciare a 11 settimane di alcool potrebbe essere pesante per chiunque sia abituato a bere, soprattutto visto che ci sono le feste di mezzo.
Se da un lato rinunciare a bere fa solo che bene, farlo tutto in una volta, come ogni disintossicazione, non fa bene. Secondo alcuni, lo stress legato al rinunciare di netto all’alcool potrebbe portare ad effetti collaterali abbastanza gravi.
Per fortuna per i russi però, è intervenuto il direttore esecutivo dell’International Vaccine Access Center presso la Johns Hopkins University, William Moss. Quest’ultimo ha detto che in realtà non ci sono prove legate al fatto che piccoli consumi di alcool andrebbero ad interferire con la creazione di una risposta immunitaria contro il coronavirus a seguito del vaccino. In sostanza, sembra che bere con moderazione sia possibile.
Ph. credit: Neurology Advisor
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