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Covid-19: la cecità facciale come sintomo della malattia

Sono più di tre anni che conosciamo il Covid-19, o perlomeno conosciamo i sintomi principali. Un problema principale è che con le diverse varianti ci sono effetti diversi e oltre a questo, ci sono tutte le complicanze neurologiche. Quest’ultime sono molte più difficile da prevedere tanto che possono cambiare da soggetto a soggetto. Una recente testimonianza parla di cecità facciale, l’incapacità di riconoscere i volti delle persone conosciute.

La cecità facciale, la prosopagnosia, è stato un sintomo molto particolare di una specifica persona che ha contratto il Covid-19. Dopo essere stata infettata dal virus la suddetta ha sofferto di tale condizione per pochi giorni per poi guarire. Nonostante questo, dopo diversi mesi è tornata a soffrirne. Per sottolineare la gravità della condizione, l’individuo non riusciva a distinguere il visto del padre.

 

Covid-19, un nuovo sintomo della malattia

Le parole dei ricercatori che hanno studiato il caso: “La combinazione di prosopagnosia e deficit di navigazione che aveva Annie è qualcosa che ha attirato la nostra attenzione perché i due deficit spesso vanno di pari passo dopo che qualcuno ha avuto danni cerebrali o deficit di sviluppo. Quella co-occorrenza è probabilmente dovuta alle due abilità che dipendono dalle regioni cerebrali vicine nel lobo temporale.”

La protagonista di questa storia è passata per tutti gli altri sintomi più particolari come la perdita di gusto e dell’olfatto così come l’affaticamento mentale, difficoltà di concentrazione e in generale l’annebbiamento cerebrale. Secondo i neuropsicologi hanno individuato in questo sintomo specifici difetti della memoria facciale, ma non problemi più grandi.

Giacomo Ampollini

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