I pazienti che si stanno riprendendo da gravi infezioni polmonari svilupperebbero “cicatrici immunologiche” che soffocano la risposta immunitaria del loro corpo e aumentano il rischio di contrarre la polmonite, principale complicazione dovuta all’infezione da Covid-19, stando ai risultati di una recente ricerca. Studi condotti su esseri umani e topi hanno infatti dimostrato che la risposta immunitaria dell’organismo è temporaneamente “disattivata” dopo il decorso di gravi infezioni, rendendo i pazienti più vulnerabili a nuove malattie di natura batterica o virale.
Un team di ricercatori del Peter Doherty Institute, dell’Università di Melbourne, e l’ospedale universitario di Nantes hanno scoperto che le cellule che formano la prima linea di difesa del sistema immunitario, i macrofagi, erano “paralizzati” dopo la grave infezione dovuto al nuovo coronavirus. I macrofagi sono infatti deputati alla neutralizzazione dei batteri e fungono da “sistema di allarme interno” che invia le cellule immunitarie al sito di infezione. Una volta che la minaccia è stata sconfitta il corpo torna a funzionare normalmente.
Ma analizzando i campioni di sangue di pazienti reduci dalla grave infezione, i ricercatori hanno scoperto che i loro macrofagi erano inattivi. Ciò ha esposto quindi i pazienti ad un maggior rischio di contrarre infezioni secondarie che possono rivelarsi fatali, anche mentre si trovavano ancora in ospedale. Solo in Europa, ci sono circa 500.000 pazienti ospedalizzati affetti da polmonite, con un tasso di mortalità che si aggira intorno al 10%.
I ricercatori hanno però identificato una sorta di “interruttore” in grado di rianimare i macrofagi, un recettore noto come SIRP-alfa, capace di ripristinare la piena capacità dei macrofagi. Il team ha affermato che le loro scoperte potrebbero influenzare il modo in cui vengono trattate le infezioni ospedaliere, incluso l’uso sistematico di antibiotici, a cui i virus risultano sempre più resistenti. “Riteniamo che un approccio alternativo sia quello di ricaricare il sistema immunitario per prevenire queste paralisi, in modo che i pazienti possano proteggersi dalle infezioni secondarie senza ricorrere agli antibiotici“, ha detto Jose Villadangos, del Peter Doherty Institute.
La ricerca potrebbe avere implicazioni significative sul modo in cui i casi di pazienti affetti da Covid-19 verranno trattati in futuro. La maggior parte dei decessi per Covid-19 si verifica infatti a causa di una “tempesta di citochine“, un processo in cui la risposta immunitaria del corpo si scatena causando infiammazione acuta e spesso fatale. Antoine Roquilly, dell’ospedale universitario di Nantes, ha infine affermato che conoscere meglio SIRP-alfa e gli altri “interruttori immunitari” potrebbe impedire questa tempesta e incrementare le probabilità di sopravvivenza dei pazienti.
WhatsApp continua ad arricchire la sua app di funzioni molto interessanti. Stando a quanto scovato negli ultimi aggiornamenti beta per…
Quando si parla di lotta al cambiamento climatico è un concetto per molti sbagliato, perlomeno per come viene fatto passare.…
L'istruzione supplementare e la formazione continua sono temi spesso associati al miglioramento delle competenze professionali e alla crescita personale, ma…
Una svolta nel campo della visione artificiale potrebbe cambiare per sempre la capacità di droni, veicoli autonomi e robot di…
La percezione tattile è una delle capacità sensoriali più affascinanti e complesse dell'essere umano, permettendoci di interpretare il mondo circostante…
La lettura è molto più che un semplice passatempo: essa può influenzare profondamente il nostro benessere psicologico, in modi spesso…