Ormai la variante di coronavirus che è dietro alla maggior parte dei nuovi contagi è quella inglese. Della B.1.1.7 ormai se ne parla da diversi mesi e le conoscenze in merito sono leggermente cambiate. Un aspetto che non è mai cambiato e il fatto che è molto più contagiosa, ma è cambiato qualcosa rispetto alla gravità del Covid-19.
Un nuovo studio suggerisce che il Covid-19 dovuto a questo ceppo non porta ad aumentare la gravità dei sintomi. In sostanza i sintomi sono gli stessi e non c’è più possibilità di sviluppare il cosiddetto lungo Covid. Detto questo, ancora viene sottolineato come il virus risulta essere più attivo nella replicazione e con una carica virale più alta.
Secondo i dati ottenuti dallo studio il 36% dei pazienti esaminati che erano stati contagiati con il ceppo precedentemente più diffuso si è ammalato gravemente mentre saliva a 38% per quelli contagiati dal ceppo inglese. C’è da dire che si tratta di un gruppo molto piccolo, appena 341 in tutto.
Covid-19: il ceppo inglese
Le parole degli esperti: “La scoperta che l’infezione del ceppo B117 non ha conferito un aumento del rischio di malattie gravi e mortalità in questa coorte ad alto rischio è rassicurante, ma richiede ulteriori conferme in studi più ampi.”
Un secondo studio, già ripreso diverse volte, ha invece sottolineato quando questo ceppo di coronavirus sia molto più contagioso. Più volte si è parlato di come la possibilità di contagio sia il 50% più alta e in questo caso si sono avvicinati con un 35%. Hanno analizzato i dati sanitari di quasi 37.000 britannici.
Ph. credit: Fondazione Umberto Veronesi