Anche se ormai non sentiamo tutti i giorni parlare di Covid-19, il nostro caro virus non è andato via per niente. Con l’arrivo della stagione invernale sappiamo che aumentano sempre più i casi e dopo quasi 3 anni si susseguono diverse varianti e sottovarianti della malattia che possono essere più o meno pericolose. L’ultima variante dominante sappiamo che è Omicron e da questa derivano innumerevoli varianti, come l’ultimissima, denominata “Kraken”, che sta portando una nuova ondata di casi negli Stati Uniti.
Gli scienziati hanno identificato per la prima volta XBB.1.5 nello stato di New York nell’ottobre 2022. Deriva da un ramo più ampio dell’albero genealogico di omicron noto come “XBB”, che è emerso come risultato di due versioni precedenti di Omicron, che scambiano i geni. Queste sottovarianti strettamente correlate hanno avuto l’opportunità di scambiare i geni quando hanno infettato la stessa persona nello stesso momento.
I virus XBB hanno acquisito mutazioni che li hanno aiutati a eludere gli anticorpi protettivi acquisiti attraverso precedenti infezioni da Covid-19 e attraverso le vaccinazioni. Tuttavia quest’ultimi hanno perso contemporaneamente parte della loro capacità di legarsi saldamente alle cellule, un passaggio chiave nell’infezione. Questo potrebbe spiegare in parte perché altre versioni di Omicron di superare i virus XBB. Kraken ospita una mutazione chiamata F486P, che sembra ripristinare la capacità del virus di attaccarsi strettamente alle cellule.
Le prove disponibili suggeriscono che XBB.1.5 è il discendente Omicron più trasmissibile mai rilevato. Negli Stati Uniti, XBB.1.5 sta iniziando a guadagnare il predominio su altre sottovarianti in circolazione. All’inizio di dicembre, il Kraken rappresentava circa il 2% di tutti i casi di Covid-19 negli Stati Uniti. Quella cifra è balzata al 40% nell’ultima settimana di dicembre. I CDC devono ancora analizzare i dati di queste prime settimane del 2023, ma secondo le loro proiezioni attuali, XBB.1.5 ha rappresentato oltre il 27% dei casi statunitensi nella prima settimana dell’anno. Negli Stati Uniti nordorientali, dove questa sottovariante è stata rilevata per la prima volta e rimane il più comune, la variante rappresenta oltre il 70% dei nuovi casi.
Gli scienziati dovranno vedere molte settimane di dati sui ricoveri e sui decessi prima di determinare se XBB.1.5 ha maggiori probabilità di scatenare una malattia grave rispetto alle versioni precedenti. I primi dati suggeriscono che i cosiddetti booster bivalenti offrono una protezione decente contro i virus XBB, nonostante la capacità del lignaggio di eludere gli anticorpi. Gli studi di laboratorio suggeriscono che il vaccino bivalente è ancora efficace nella protezione contro malattie gravi, anche se forse non tanto contro le infezioni.
Foto di Dr. Johnny Sangoquiza da Pixabay
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