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Covid-19: gli scienziati cercano di capire perché non tutti lo prendono

Durante i due anni di pandemia molte persone sono riuscite ad evitare di essere infettati dal Covid-19 rispetto ad altre. Tutti ci siamo chiesti il perché questo avvenga e da cosa dipende il fatto che alcune persone risultano immuni al virus. Il modo preciso in cui lo fanno rimane un mistero, ma gli scienziati stanno iniziando a trovare alcuni indizi. La speranza dietro a ciò è quella di sviluppare alcuni farmaci che siano efficaci nel bloccare la diffusione e la trasmissione del Covid-19.

Forse era dovuto al riflesso del sistema immunitario che interrompeva in maniera rapida un’infezione embrionale. Negli studi precedenti con altri virus, abbiamo visto risposte immunitarie precoci nel naso associate alla resistenza alle infezioni. Questi implicano che che esiste una lotta tra il virus e l’ospite che nei pazienti non infetti si traduce nella prevenzione del decollo dell’infezione.

 

Covid-19, molti sono risultati resistenti al virus

Alcuni di loro hanno anche riportato alcuni sintomi lievi, come naso chiuso, mal di gola, stanchezza o mal di testa, sebbene, poiché questi si verificano comunemente nella vita di tutti i giorni, potrebbero non essere correlati all’esposizione al virus. In ogni caso, i livelli del virus non sono saliti abbastanza in alto da innescare livelli rilevabili di anticorpi, cellule T o fattori infiammatori nel sangue che di solito sono associati ai sintomi. Ulteriori studi hanno suggerito che è possibile passare il Covid-19 durante le fasi iniziali prima che stabilisca un punto d’appoggio. Nella prima ondata di pandemia sono stati presi in esame e monitorati un gruppo di operatori sanitari, esposti in prima persona al virus.

I loro esami del sangue hanno dimostrato che circa il 15% di loro aveva cellule T reattive contro Sars-CoV-2, oltre ad altri marcatori di infezione virale. È possibile che i linfociti T di memoria provenienti da precedenti infezioni da coronavirus, ovvero quelli responsabili dei comuni raffreddori, abbiano reagito in modo incrociato con il nuovo coronavirus e li abbiano protetti dal Covid-19. Inoltre, non esiste un test disponibile in commercio in grado di distinguere tra l’immunità innescata dalla vaccinazione e le diverse varianti, quindi a meno che una persona non sia risultata positiva di recente, è quasi impossibile sapere se è stata esposta o meno a Omicron.

I coronavirus stagionali potrebbero non essere l’unica fonte di risposte immunitarie cross-protettive. Uno studio ha indagato su questa possibilità in Svezia, dopo che il paese ha avuto un approccio leggero alle restrizioni. I risultati hanno suggerito che questo modello di infezioni potrebbe essere spiegato solo se un’ampia percentuale di persone avesse una sorta di immunità protettiva. L’identificazione di tali geni potrebbe portare allo sviluppo di nuovi trattamenti per il Covid-19. Si pensa che sia improbabile che la maggior parte di coloro che hanno evitato il Covid siano geneticamente resistenti, anche se hanno una protezione immunitaria parziale. Ciò significa che non vi è alcuna garanzia che alla fine non verranno infettati.

Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay

Annalisa Tellini

Musicista affermata e appassionata di scrittura Annalisa nasce a Colleferro. Tuttofare non si tira indietro dalle sfide e si cimenta in qualsiasi cosa. Corista, wedding planner, scrittrice e disegnatrice sono solo alcune delle attività. Dopo un inizio su una rivista online di gossip Annalisa diventa anche giornalista e intraprende la carriera affidandosi alla testata FocusTech per cui attualmente scrive

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