Covid-19, si fa strada l’idea del passaporto sanitario per ricominciare a viaggiare

Negli ultimi giorni è tornato molto di moda parlare di un eventuale passaporto sanitario per il futuro, per chi si è vaccinato al Covid-19

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Finalmente, dopo quasi un anno dallo scoppio della pandemia di Covid-19, è iniziata la distribuzione del vaccino in tutto il mondo. Ovviamente siamo ancora all’inizio, le dosi sono limitate, ma la speranza è di coprire il 70% della popolazione mondiale entro il prossimo autunno, dando priorità alle categorie più a rischio come anziani, infermieri, medici ecc.

Non è attualmente obbligatorio farselo, rimane una scelta opzionale ma caldamente consigliata. Nel frattempo, aumentano sempre più le voci, almeno nel nostro Paese, di dar vita ad un passaporto sanitario, per identificare chi è vaccinato e chi no.

 

Il passaporto sanitario per il Covid-19

Si tratta ovviamente solo di ipotesi, visto che è comunque una scelta complessa e da analizzare sotto vari aspetti. Limitare determinate attività a persone che non vogliono vaccinarsi porterebbe sicuramente ad agitazioni e scompigli generali. In merito a questo argomento è intervenuto recentemente il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che ha commentato: “È molto probabile che nel prossimo futuro per svolgere diversi tipi di attività sarà richiesto in qualche occasione di comprovare l’avvenuta somministrazione del vaccino. Non è però un tema di competenza esclusivamente interna: istituzioni internazionali quali la Commissione Europea e l’Oms stanno valutando una proposta di certificato internazionale digitale. Già ora, una volta effettuata, viene rilasciata una normale certificazione di avvenuta vaccinazione”.

Si tratta quindi di un’eventuale operazione che non si svolge singolarmente per Paese bensì un vero e proprio passaporto sanitario internazionale. Sono tutte ipotesi e non c’è nulla di concreto, pertanto non resta che attendere eventuali novità in merito.

Foto di cytis da Pixabay