La maggior parte delle persone che hanno avuto il Covid-19 solitamente guariscono entro un paio di settimane, ma non è detto che il virus lasci subito il nostro organismo. Un nuovo studio, uno dei più grandi studi finora su persone ospedalizzate, mostra che i sintomi rimangono nell’organismo per settimane anche dopo la scomparsa della malattia.
Quando il materiale genetico del Covid-19, ossia l’RNA, persiste nell’organismo per più di 14 giorni è possibile che il paziente abbia episodi più gravi rispetto alla malattia, come episodi di delirio oppure debba restare ricoverata più a lungo e presenti un maggior rischio di morte. La persistenza del virus può essere fondamentale per il Long Covid. Le stime suggeriscono che nei soli Stati Uniti le vittime del Long Covid siano attualmente tra 7,7 e 23 milioni di persone.
Senza avere l’immunità data dal vaccino o di una passata infezione fa si che il virus si replichi e si propaghi nell’organismo e si diffonde attraverso bocca, naso e intestino. Tuttavia nella maggior parte delle persone che si ammalano, i livelli del virus raggiungono il picco tra il terzo e sesto giorno dalla prima infezione e il sistema immunitario elimina l’agente patogeno nel giro di 10 giorni. Dopo questo lasso di tempo il virus non dovrebbe essere infettivo. Anche considerando diverse variabili, come la gravità della malattia o la presenza di altre patologie, i risultati suggeriscono che i pazienti più volte positivi al test molecolare poi avrebbero sviluppato sintomi gravi.
Sono state formulate diverse ipotesi sulle cause del Long Covid, inclusa la persistenza virale, ed è possibile che ci siano in gioco più concause, che probabilmente hanno un’influenza che varia da persona a persona. Il team ha iniziato a studiare le infezioni persistenti da coronavirus dopo aver osservato che alcuni pazienti che venivano ricoverati risultavano nuovamente positivi al virus, quattro o cinque settimane dopo aver ricevuto la diagnosi di prima infezione. Ha riscontrato che il 42% dei pazienti risultavano ancora positivi dopo due settimane od oltre dalla diagnosi iniziale. Dopo oltre 90 giorni, il 12% dei pazienti erano ancora positivi; una persona è risultata ancora positiva 269 giorni dopo l’infezione originaria.
Alcuni pazienti, per una serie di motivi, non riescono a eliminare queste riserve, oppure il loro sistema immunitario reagisce in modo anomalo, portando alla manifestazione della sintomatologia persistente che ha preso il nome di Long Covid. Eppure molti scienziati ritengono che non esistono prove concrete che ci sia un collegamento tra la persistenza del virus e il Long Covid. Molteplici studi hanno identificato il virus, o il relativo materiale genetico, nell’intestino dei pazienti quattro mesi dopo la prima infezione, e anche nei polmoni di un donatore deceduto, più di cento giorni dopo la guarigione dal Covid-19.
Il perdurare della presenza del virus potrebbe causare problemi di salute a lungo termine. Si pensa che una volta che il virus si è insediato in profondità nei tessuti, potrebbe portare il sistema immunitario verso uno stato infiammatorio anomalo. Tale stato è molto probabilmente la prova che il virus è in grado di rimanere vivo, e forse di stabilire una fragile tregua con l’organismo ospite.
Foto di Abhilash Jacob da Pixabay
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