Il principale effetto collaterale dei vaccini Covid-19 che preoccupava durante i primi cicli è stato il rischio di infiammazione al cuore. Nonostante l’incidenza rarissima, è stato abbastanza per rallentare il processo di immunizzazione. Con l’aumento delle dosi inoculate la discussione in merito si è parzialmente ridotta fino all’arrivo di quelle non obbligatorie dove tale possibilità è tornata a preoccupare.
Ovviamente se nel frattempo se ne è parlato di meno, gli esperti hanno monitorato la situazione. Nell’analisi dei dati clinici effettuati in California è stato visto come tra la prima dose, la seconda e la terza. È stato visto come non c’è stata una sostanziale differenza con l’incidenza sulla miocardite, ne in positivo ne in negativo, tra la seconda e la terza dose, mentre rimane marcata rispetto alla prima.
Covid-19: i casi di miocardite
I dati clinici di alcune strutture californiane hanno mostrato come su 3 milioni di prime dosi, i casi gravi di miocarditi gravi, ovvero che hanno richiesto l’ospedalizzazione, sono stati appena 6. Per la seconda dose si parla di 2,9 inoculazioni e 26 casi gravi, un aumento appunto già noto. Per la terza dose dei vaccini Covid-19 si è visto una sostanziale diminuzione delle somministrazioni, 1,4 milioni, che ha visto mantenere la percentuale di incidenza con 9 casi.
Le parole dei ricercatori: “È una domanda importante perché con la raccomandazione di dosi aggiuntive di vaccini mRNA COVID-19, è essenziale monitorarne la sicurezza. Questo non dovrebbe alterare la propria decisione se vaccinarsi o meno. I benefici superano ancora di gran lunga qualsiasi piccolo rischio potenziale come questo.”