La variante Alpha del Covid-19, scoperta per la prima volta nel 2020 nel Regno Unito, ha imparato ad eludere il nostro sistema immunitario. Questo succede quando blocca i sensori delle vie aeree, che in circostanze normali avvertono il sistema immunitario della presenza del virus e spinge a produrre l’interferomone proteico antivirale.
I ricercatori affermano che la soppressione immunitaria più efficace aumenta le possibilità di trasmissione e la durata della malattia. Questa nuova scoperta è la prima a identificare l’evoluzione dell’espressione proteica dell’antagonismo potenziato in qualsiasi virus e la prima a implicare mutazioni in SARS-CoV-2 che aumentano l’infettività, ma non coinvolgono la proteina spike.
I risultati di questo studio sono veramente rivoluzionari tanto da farci comprendere come questo virus si sta evolvendo e offre la possibilità di identificare nuove varianti di preoccupazione, che potrebbero essere sia infettive che trasmissibili. L’obiettivo dello studio era proprio quello di capire come mutava e si comportava questa variante. Hanno scoperto che la variante si era adattata per evitare di innescare la nostra risposta immunitaria innata difensiva in prima linea, molto meglio dei virus della prima ondata. Abbiamo scoperto che lo fa producendo più proteine del virus che possono disabilitare l’immunità innata.
Mutando per eludere questo sistema immunitario innato la variante Alpha può replicarsi sotto il radar nelle prime fasi dell’infezione, il che pensiamo aumenti significativamente le sue possibilità di infettare una persona quando atterra nel naso, nella gola o nei polmoni. Per un virus questo è un successo clamoroso, che gli consente di diffondersi in modo più efficiente da persona a persona. Per comprendere al meglio i ricercatori hanno aggiunto la variante in alcune cellule polmonari cresciute in laboratorio.
Hanno quindi misurato la crescita del virus e valutato se il sistema immunitario innato fosse attivato o fino a che punto, misurando la quantità di interferone prodotta. Inoltre hanno osservato che i livelli di interferone, prodotti dall’infezione Alpha, erano di gran lunga inferiori a tutte le precedenti varianti. Per individuare al meglio perché questa variante sta compromettendo il sistema immunitario, i ricercatori hanno esaminato come le proteine espresse in Alpha differiscono tra le altre varianti.
Le proteine dell’antagonismo N, Orf6 e Orf9b, che sono presenti in tutti i coronavirus e la cui funzione è quella di smorzare le risposte cellulari, sono state selezionate nella variante Alpha. Questa cosa non è mai stata vista prima; solitamente i virus si adattano, mentre Alpha sta usando le sue proteine antagonizzanti, che aiutano a eludere un po’ il rilevamento, e ad aumentare quanto produce.
Sarà affascinante vedere come le altre varianti, come Delta e Omicron, si comportano comparativamente nei nostri sistemi epiteliali polmonari. Se i virus si basano su approcci simili all’antagonismo innato o hanno sviluppato strategie distinte per eludere le difese immunitarie, ci insegnerà non solo a comprendere i virus stessi, ma anche la biologia umana.
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