Durante il suo ultimo viaggio attraverso il cratere Gale su Marte, il rover Curiosity ha scoperto prove che inducono gli scienziati a credere che ci fosse un’oasi alla base di quel cratere, largo circa 150 chilometri. Gli scienziati che supervisionano il lavoro di Curiosity hanno descritto la scoperta in un articolo su Nature Geoscience, pubblicato all’inizio di questa settimana.
I ricercatori che hanno analizzato i dati del rover stanno ancora estrapolando dati che sembrano testimoniare che rocce arricchite da sali minerali siano la prova dell’esistenza di stagni con acqua salata, che sono andati incontro a periodi di essiccazione e di straripamento. Il prossimo passo nella loro ricerca sarà quello di capire quanto tempo è durato il passaggio che ha portato ai cambiamenti climatici su Marte e quando ciò sia avvenuto, stando ad una dichiarazione del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California.
Il cratere Gale è la formazione geologica risultante da un impatto di un asteroide che ha cambiato drasticamente la superficie di Marte. L’acqua e il vento riempirono il cratere e il sedimento, limato dall’azione del vento, creò la formazione geologica del cosiddetto Monte Sharp, che Curiosity stava analizzando proprio in queste settimane. Il rover sta inoltre raccogliendo campioni di ogni strato del suolo mentre invia i dati al fine di rivelare nuove informazioni sull’ambiente su Marte, ha affermato la NASA.
“Ci siamo concentrati sul cratere Gale perché è una testimonianza molto preziosa dei cambiamenti climatici verificatisi su Marte“, ha dichiarato l’autore principale della ricerca William Rapin. “Capire quando e come il clima del pianeta ha iniziato ad evolversi è solo una parte di un grande enigma: quando e per quanto tempo Marte è stato in grado di sostenere la vita in superficie?“. Rapin e i suoi colleghi hanno trovato tracce di sale in una sezione di rocce sedimentarie alta circa 150 metri che Curiosity ha visitato per la prima volta nel 2017.
I sali di “Sutton Island” suggeriscono che l’acqua si era raccolta in pozze attraverso il susseguirsi di periodi di tempo molto lunghi, che hanno portato a climi molto secchi. Gli scienziati infatti ipotizzano che le formazioni geologiche potrebbero essere state simili ai laghi salati come li conosciamo oggi. Corsi d’acqua e fiumi che scorrono dalle catene montuose portano alla formazione di bacini simili anche nel suolo marziano e questi laghi sono pertanto influenzati dai cambiamenti climatici.
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