E mentre nel resto del mondo grazie alla quarantena la natura sembra guarire, o perlomeno tira un sospiro di sollievo prima della ripartenza, in Brasile e nell’Amazzonia avviene tutto il contrario. Maggio ha visto una crescita ulteriore della deforestazione della foresta, un aumento del tasso. Se già il mese precedente segnava un nuovo record in tal senso, ecco che un altro ne prende il suo posto.
Solo a maggio, secondo i dati satellitari del National Space Research Institute, l’Amazzonia brasiliana ha perso 829 chilometri quadrati di alberi, si tratta di 14 volte l’isola di Manhattan. Rispetto all’anno scorso nello stesso mese, il tasso è aumentato del 12% e questo per via delle politiche del presidente Bolsonaro. Il maggio peggiore degli ultimi sei anni.
Bolsonaro e la deforestazione dell’Amazzonia
Una previsione dell’Amazon Environmental Research Institute ha stimato che entro agosto saranno oltre 9.000 i chilometri di foresta che andranno in fumo e questo porterà ad altri incendi. Lo scenario che si dipinge è il peggiore dell’anno scorso quando c’è stato un record di foresta persa a causa degli incendi.
Il Covid-19 non ha favorito la protezione della foresta e anzi, ha invertito tale processo. Si sono ridotte le risorse di chi lotta per difendere quest’area verde del mondo. La maggior parte delle perdite e a causa delle fiamme. Il fumo che questi eventi producono andranno a peggiorare proprio la pandemia visto che si tratta di un virus che attacca i polmoni. In sostanza, il Brasile e tutto il Sud America dovranno affrontare una crisi forse mai vista prima.