Un team di ricercatori ha analizzato il fossile umano più antico mai rinvenuto in Mongolia. Si tratta di una parte di un cranio umano appartenuto ad una donna vissuta 34.000 anni fa. Dall’analisi del DNA del fossile è emerso che la donna era fortemente imparentata con gli uomini occidentali e con i denisoviani. Questa è un’ulteriore prova dello spostamento dei primi uomini nel continente eurasiatico.
Sia in questo campione, che in uno ritrovato in Cina e risalente a 40.000 anni fa, vi erano infatti tracce del DNA dei Denisoviani, una forma estinta di ominide che abitava l’Asia prima dell’arrivo dell’Homo sapiens.
La donna di Salkhit, tra la Siberia e gli antichi denisoviani
Il teschio della donna mongola fu trovato nel 2006 da un gruppo di minatori nella valle di Salkhit della contea di Norovlin, nella Mongolia orientale e rappresentano l’unico fossile di ominide del Pleistocene trovato nel paese. La porzione di cranio, corrispondente alla calotta cranica, presentava delle caratteristiche morfologiche particolari, tanto da far pensare inizialmente ad una nuova specie di ominide, denominato Mongolanthropus, forse affine ad un Neandertal o addirittura un Homo erectus.
L’analisi del suo DNA ha permesso di stabilire che si trattava del cranio di una donna moderna, vissuta 34.000 anni fa, con un patrimonio genetico più vicino a quello asiatico che ha quello europeo. Il DNA della donna di Salkhit, è stato confrontato con i resti dell’unico altro ominide ritrovato in Asia ed il cui DNA è stato analizzato.
Si tratta di un individuo maschio di 40.000 anni fa, rinvenuto nella grotta di Tianyuan, nei pressi di Pechino. L’analisi comparativa dei due genomi mostra un certo grado di parentela tra i due, anche se la donna di Salkhit mostra la sua discendenza dagli eurasiatici occidentali, probabilmente attraverso la mescolanza con gli antichi siberiani.
Una storia di migrazioni e di incontri tra popoli e specie: la migrazione non è una prerogativa moderna
Come afferma Diyendo Massilani, autore principale dello studio e ricercatore presso il Max-Planck Institute for Evolutionary Anthropology, “questa è la prova diretta che le comunità umane moderne nell’Asia orientale erano già abbastanza cosmopolite prima di 34.000 anni fa. Questo raro esemplare mostra che la migrazione e le interazioni tra le popolazioni in tutta l’Eurasia avvenivano frequentemente già circa 35.000 anni fa.”
Grazie ad un nuovo metodo di analisi, sviluppato presso il Max-Planck Institute for Evolutionary Anthropology, i ricercatori hanno potuto trovare i segmenti di DNA di ominidi estinti nei genomi degli individui di Salkhit e Tianyuan. Tramite queste analisi i ricercatori hanno stabilito che entrambi gli individui contengono tracce di DNA dei Neandertal, ma anche DNA dei Denisovani, uno sfuggente parente asiatico dei Neanderthal.
Byambaa Gunchinsuren, ricercatore dell’Istituto di archeologia dell’Accademia delle scienze mongola, ha affermato che “è affascinante osservare che gli antenati degli esseri umani più antichi dell’Asia orientale, da cui siamo stati in grado di ottenere dati genetici, si erano già mescolati con i Denisoviani, una forma estinta di ominidi che ha contribuito all’ascendenza alle popolazioni odierne in Asia e Oceania. Questa è la prova diretta che i Denisoviani e gli esseri umani moderni si erano incontrati e mescolati più di 40.000 anni fa“.
Secondo Massilani “è interessante notare che i frammenti di DNA denisovano in questi antichissimi asiatici orientali si sovrappongono ai frammenti di DNA denisovano nei genomi delle popolazioni odierne nell’Asia orientale ma non con frammenti di DNA denisovano delle popolazioni dell’Oceania. Questo supporta un modello di più eventi di miscele indipendenti tra i Denisova e gli esseri umani moderni”.
Ph. Credit: © Institute of Archaeology, Mongolian Academy of Sciences