Quando si parla di diabete, ovviamente si va a pensare agli zuccheri e alle code dolci in generali. Un nuovo studio sta aggiungendo anche qualcos’altro, ovvero il sale, un’ipotesi a cui sono arrivati dopo aver esaminato i dati clinici di oltre 400.000 adulti. Si tratta quindi di una ricerca osservazionale, quindi con diversi limiti legati alla certezza della correlazione tra le due cose, ma offre un nuovo spunto di analisi del fenomeno.
Tra il gruppo di persone da cui sono stati presi i dati, quasi 13.000 hanno sviluppato il diabete di tipo 2 nei dodici anni in cui lo studio è andato avanti. Tra questi, molti hanno confermato di usare quasi sempre il sale e in generale la popolazione media ne usa più della quantità giornaliera indicata dal servizio sanitario nazionale, 8 grammi contro i 6 indicati.
Una grossa falla di questo studio sul diabete è che di fatto non riesce a fornire risposte neanche vaghe se si ipotizza un rischio minore nel momento che si consuma in media 1 o 2 grammi di sale al giorno. L’unica cosa che sostanzialmente si è vista è che una maggiore presenza di sale nelle urine era collegata a un rischio maggiore di soffrire della suddetta patologia.
Il collegamento in tal senso deriva dal fatto che questi livelli aumentati possono fare riferimento all’ormone dello stress, il cortisolo. Quest’ultimo è legato anche all’aumento della pressione sanguigna e proprio a una ridotta efficacia dell’insulina, un problema legato quindi al diabete di tipo 2. La risposta quindi non è certa, ma c’è da dire che diminuire il sale fa comunque più bene che male.
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