Secondo un interessante studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, le persone che si adattano alle misure di distanziamento sociale sarebbero più intelligenti. I ricercatori hanno infatti individuato un nesso tra la memoria a breve termine, che gli psicologi cognitivisti definiscono “memoria di lavoro” che ritengono comunemente segno di intelligenza, e la propensione a rispettare le regole in materia di distanziamento sociale, domandandosi cosa spingesse le persone a non osservarle.
Lo studio è stato condotto su 850 persone ed è partito dall’assunto che le persone con più memoria hanno una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti dal cosiddetto “social distancing”.”Il fallimento della distanza sociale può essere associato ad un limite mentale di conservare simultaneamente più informazioni“, spiegano gli esperti. “Il contenimento efficace di una malattia infettiva sconosciuta si basa in modo decisivo sull’adesione volontaria delle persone alle linee guida di distanziamento raccomandate. I nostri dati supportano questa ipotesi, evidenziando il ruolo fondamentale della memoria a breve termine di ognuno nel rispetto del distanziamento sociale durante le prime fasi della pandemia di coronavirus“.
I partecipanti erano tenuti a compilare una serie di questionari relativi a test sulla personalità e sulla propria capacità cognitiva, in considerazione del loro rapporto con le misure di distanziamento sociale. La correlazione tra “memoria di lavoro” e rispetto delle suddette regole si è dimostrata molto forte ed è stata considerata un elemento utile anche a prevedere il comportamento di un individuo. “Nel momento in cui invitano la popolazione a comportamenti collettivi, come indossare una mascherina o rispettare il distanziamento, i politici devono considerare le capacità cognitive generali“, spiega WeiWei Zhang, professore associato di psicologia all’Università della California. “Con il passare del tempo il distanziamento sociale e l’uso di mascherine diventeranno comportamenti abituali e il loro rapporto con la memoria di lavoro diminuirà progressivamente“.
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