Secondo uno studio canadese, fattori come il disturbo da stress post-traumatico, l’ansia e l’assunzionista di antidepressivi, possono concorrere per l’insorgenza di un disturbo del sonno conosciuto come disturbo comportamentale del sonno REM.
Il sonno REM è la fase in cui si sogna. Durante questo stadio del sonno le persone con disturbo comportamentale, possono agire violentemente, arrivando ad urlare, tirare calci e pugni. Si può in questo modo arrivare al punto di ferirsi o colpire il proprio compagno.
Durante il sonno REM normale, il cervello dovrebbe invece inviare dei segnali al corpo, evitando il movimento dei muscoli. Nei soggetti con disturbo comportamentale del sonno REM invece, questi segnali sono interrotti.
L’autore dello studio, Ronald Postuma della McGill University in Canada, ha affermato che: “Nonostante non si conosca ancora molto sul disturbo del comportamento del sonno REM, si pensa che possa essere causato da alcuni farmaci. Potrebbe essere anche un sintomo precoce di altre condizioni neurologiche come il morbo di Parkinson, la demenza con corpi di Lewy e l’atrofia multisistemica”.
In questo studio i ricercatori hanno esaminato più di 30 mila persone, con età media di 63 anni. Circa 958 persone, ovvero il 3,2%, hanno mostrato una possibile condizione di disturbo comportamentale del sonno REM. Da questa percentuale sono esclusi gli individui con Parkinson, demenza Alzheimer e apnea notturna. Tutti i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neurology.
Dai dati è emerso che circa il 13% delle persone che presentavano tale disturbo della fase REM, assumevano antidepressivi. Inoltre presentavano una probabilità di 2,5 volte maggiore di incidenza di disturbi da stress post-traumatico e il doppio delle probabilità di avere una malattia mentale.
Secondo lo studio inoltre, gli uomini hanno probabilità di 2 volte maggiori rispetto alle donne di riscontrare questo tipo di disturbo comportamentale della fase REM.
Inoltre il 25% delle persone con possibili disturbi del sonno REM, presentano una maggiore probabilità di essere soggetti al consumo, da moderato a pesante, di alcolici, rispetto a coloro che non presentano il disturbo.
Come afferma Postuma: “La nostra speranza è che questi studi aiuteranno a guidare la ricerca futura, soprattutto perché il disturbo del sonno REM è un segno molto forte di una futura malattia neurodegenerativa“.
Secondo il team di ricerca infatti, l’identificazione dello stile di vita e dei fattori di rischio personali che possono condurre a questo disturbo, potrebbe portare alla riduzione delle possibilità di svilupparlo.
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