Non avere più un sonno regolare è una caratteristica della demenza, ma non è chiaro se la perdita del sonno, specialmente nelle persone di mezza età, sia associato ad un’inizio della demenza stessa. Secondo un nuovo studio il non dormire per almeno 6 ore porta il nostro cervello a futuri fallimenti. Dopo aver esaminato oltre 8.000 persone per oltre 25 anni, i risultati dello studio dimostrano un rischio maggiore di demenza per persone di mezza età, rispetto a coloro che dormono almeno sette ore se non di più.
La durata del sonno breve persistente all’età di 50, 60 anni, e 70 rispetto alla durata del sonno normale persistente era anche associato a un aumento del rischio di demenza del 30%. Questi risultati suggeriscono che la breve durata del sonno nella mezza età è associata ad un aumentato rischio di demenza ad esordio tardivo.
I cambiamenti nel sonno sono comuni nelle persone con malattia di Alzheimer e altre demenze. Si ritiene che questi cambiamenti derivino dalla disregolazione del ciclo sonno-veglia dovuta a processi fisiopatologici nella demenza, in particolare quelli che colpiscono l’ipotalamo e il tronco encefalico. Studi mostrano che sia la durata del sonno breve che quella lunga sono associate all’aumento del rischio di declino cognitivo e demenza. Inoltre anche che la variazione della durata del sonno negli anziani è associata al rischio di demenza.
Poiché la maggior parte delle demenze è caratterizzata da cambiamenti fisiopatologici nell’arco di 20 anni o più, sono necessari studi per fornire una panoramica dell’associazione tra la durata del sonno e la conseguente demenza. Non è chiaro se i modelli di cambiamento nella durata del sonno che portano alla vecchiaia siano associati all’incidenza della demenza. Inoltre, il ruolo della salute mentale nell’associazione della durata del sonno con la demenza merita considerazione in quanto i disturbi della salute mentale sono associati sia alla durata del sonno che alla salute cognitiva.
Lo studio trova che la breve durata del sonno nella mezza età è associata al più alto rischio di demenza, indipendentemente da fattori sociodemografici, comportamentali. Il sonno è importante per la normale funzione cerebrale ed è anche ritenuto importante per eliminare le proteine tossiche che si accumulano nelle demenze dal cervello.
Tuttavia questo studio non riesce a stabilire causa e effetto di questo processo. Forse è semplicemente un segno molto precoce della demenza, ma è anche abbastanza probabile che un sonno scarso non faccia bene al cervello e lo lasci vulnerabile a condizioni neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. Sappiamo tutti che le persone affette da Alzheimer hanno disturbi nel sonno. Alcuni studi recenti, tuttavia, hanno esplorato i danni che la privazione del sonno può causare. Le persone che ottengono meno REM, o sonno in fase di sogno, possono essere a maggior rischio di sviluppare la demenza.
La REM è la quinta fase del sonno dove tutto il corpo comincia a svegliarsi, ma la mente può ancora sognare. Gli adulti di mezza età sani che hanno dormito male per una sola notte hanno prodotto un’abbondanza di placche beta-amiloidi, uno dei tratti distintivi della malattia di Alzheimer. Quest’ultimi sono un composto proteico appiccicoso in grado di interrompere la comunicazione tra le cellule cerebrali, uccidendo le cellule che si accumulano nel cervello.
Un altro studio ha confrontato i marcatori di demenza nel liquido spinale con problemi di sonno auto-riportati e ha scoperto che i soggetti con problemi di sonno avevano maggiori probabilità di mostrare prove di patologia tau. Un sonno peggiore può contribuire all’accumulo di proteine correlate all’Alzheimer nel cervello.
Il fatto che possiamo trovare questi effetti in persone che sono cognitivamente sane suggerisce che queste relazioni forniscono una finestra di opportunità per l’intervento. Il non fumare, bere solo con moderazione, seguire una dieta equilibrata possono aiutare a mantenere il nostro cervello sano con l’avanzare dell’età.
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