Elettroshock e depressione grave: ECT riduce il rischio di suicidio del 34%

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L’elettroshock, noto in ambito medico come terapia elettroconvulsivante (ECT), continua a suscitare forti reazioni emotive e dibattiti etici. Tuttavia, nuovi dati scientifici ribadiscono il suo valore terapeutico: secondo una recente ricerca, nei pazienti con depressione grave, l’ECT riduce il rischio di suicidio del 34%. Una percentuale significativa che riaccende l’attenzione sul ruolo di questa terapia nei casi in cui gli altri trattamenti risultano inefficaci.

Lo studio, pubblicato su una prestigiosa rivista medica internazionale, ha esaminato decine di migliaia di cartelle cliniche, confrontando gli esiti dei pazienti sottoposti a ECT con quelli trattati con sole terapie farmacologiche. Il risultato più sorprendente riguarda la mortalità per suicidio: l’ECT si è dimostrata associata a una riduzione consistente di questo rischio, soprattutto nei primi mesi successivi al trattamento.

Depressione grave: l’elettroshock riduce del 34% il rischio di suicidio

Nonostante il suo impatto positivo, l’ECT continua a essere circondata da stigma e disinformazione. La sua rappresentazione nei media, spesso associata a immagini violente o punitive, non riflette la realtà odierna. L’ECT moderna viene eseguita in condizioni di sicurezza, con anestesia generale e monitoraggio costante. Gli effetti collaterali esistono, ma nella maggior parte dei casi sono transitori.

I pazienti che ricevono l’ECT spesso soffrono di depressione resistente, cioè una forma di malattia che non risponde alle terapie tradizionali. Per queste persone, l’ECT può rappresentare un’opzione salvavita. In particolare, nei casi di ideazione suicidaria attiva o psicosi depressiva, la rapidità d’azione dell’ECT è un vantaggio rispetto ai tempi più lenti degli antidepressivi.

Il meccanismo con cui l’ECT agisce non è ancora del tutto chiaro. Si ritiene che la stimolazione elettrica, provocando una crisi epilettica controllata, induca una serie di cambiamenti neurochimici nel cervello, migliorando l’umore e le funzioni cognitive. Studi di neuroimaging hanno mostrato modifiche positive nella connettività di alcune aree cerebrali coinvolte nella regolazione emotiva.

Uno strumento efficace all’interno di una strategia terapeutica personalizzata

La comunità psichiatrica invita a considerare l’ECT non come un’ultima spiaggia, ma come uno strumento efficace all’interno di una strategia terapeutica personalizzata. “Non è una cura miracolosa, ma per molti pazienti è un’opportunità concreta di miglioramento,” affermano gli specialisti. Il suo utilizzo dovrebbe essere deciso caso per caso, con il consenso informato del paziente e dei familiari.

Non mancano, però, le critiche. Alcuni esperti sottolineano la necessità di ulteriori studi a lungo termine sugli effetti cognitivi dell’ECT, in particolare sulla memoria. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche converge nel concludere che i benefici superano i rischi nei pazienti selezionati correttamente.

In conclusione, i dati recenti sull’ECT rappresentano una conferma importante: quando usata con criterio e competenza, questa terapia può salvare vite. In un’epoca in cui il suicidio resta una delle principali cause di morte tra i giovani adulti, strumenti efficaci e tempestivi come l’ECT non possono essere ignorati, ma andrebbero reintegrati nel dibattito pubblico con maggiore obiettività.

Foto di Yuris Alhumaydy su Unsplash

Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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