Un recente studio dell’Università di Rennes si è concentrato sulla capacità dei cani di individuare in anticipo un attacco epilettico, in modo da individuare un metodo per poterli prevenire gli attacchi dovuti all’epilessia.
Partendo dallo studio del meccanismo attraverso cui i cani sono in grado di prevederli, sperano di poter costruire dei dispositivi, simili a dei “nasi elettronici” in grado di rilevare “l’odore” preciso che viene emesso durante un attacco.
Sappiamo che i cani sono in grado di “fiutare” malattie come il morbo di Parkinson o i tumori, come anche la malaria ed il diabete. Come è noto che alcune persone che soffrono di epilessia, facciano già affidamento sui propri animali. In questo modo ad esempio, un cane che dorme nella camera di un bambino affetto da questa malattia, può avvertire i genitori in caso si verifichi una crisi.
L’epilessia causa la rottura dei segnali elettrici nel cervello provocando le convulsioni tipiche dell’evento di crisi. La malattia può avere origini genetiche od essere causata da un ictus o da una privazione di ossigeno alla nascita.
In uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports, sono stati addestrati cinque cani del Medical Mutts, negli Usa, rendendoli capaci di riconoscere l’odore del sudore prelevato da un paziente durante un attacco epilettico. In seguito sono stati sottoposti all’attenzione dei cani sette diversi campioni, prelevati da altri pazienti in stato di rilassatezza, mentre svolgevano esercizio fisico o durante una crisi epilettica.
I risultati hanno mostrato che due dei cani che hanno preso parte all’esperimento, hanno riconosciuto il campione nel 75% dei casi, mentre gli altri e tre lo hanno individuato nel 100% dei casi. Secondo gli scienziati “i risultati sono estremamente chiari e costituiscono un primo passo verso l’identificazione di un odore specifico emesso durante la crisi”.
Questo rende ora necessaria una dettagliata analisi chimica, al fine di individuare i composti coinvolti “nell’odore caratteristico” della crisi. Al momento è infatti sconosciuto il meccanismo che porta ad un cambiamento dell’odore durante lo scatenarsi dell’attacco epilettico.
Per la dottoressa Amelie Catala, ricercatrice presso l’Università di Rennes, “sono necessarie ulteriori ricerche, ma è possibile che il cambiamento nell’attività elettrica inneschi il rilascio di alcuni neurormoni che portano al cambiamento di odore. È anche possibile che esso sia collegato allo stress e ai percorsi correlati. Potrebbe essere qualsiasi cosa, al momento tutte le ipotesi devono ancora essere considerate”.
L’intento finale dei ricercatori è quello di trovare un metodo che possa essere di aiuto ai pazienti. La ricerca potrebbe infatti portare a significativi miglioramenti, permettendo di prevedere le crisi, dando il tempo alle persone che ci sono accanto di chiedere aiuto o mettersi al sicuro prima che inizi l’attacco.
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