E’ stato proprio il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ad annunciare l’arrivo di un nuovo strumento che darà la possibilità agli utenti di poter segnalare le “fake news”. L’executive ha lanciato la notizia con un lungo post sul suo profilo ieri sera.
<<Penso a Facebook come a una società tecnologica – scrive Zuckerberg – ma riconosco che abbiamo una responsabilità che va oltre la costruzione della tecnologia attraverso cui veicolare l’informazione>>; prosegue <<sebbene non scriviamo le notizie che leggete e condividete, riconosciamo che siamo qualcosa di più di un semplice distributore di notizie>>.
Quindi il messaggio della società leader del social network con ben 1,8 miliardi di account attivi è chiaro: dare la caccia alle notizie false per limitarne la diffusione.
Nei prossimi giorni verrà testato un pulsante dedicato a questa funzione di segnalazione; ma il team di Facebook ben specifica che non saranno gli utenti a sentenziare sulla veridicità assoluta della notizia ma la segnalazione verrà elaborata da compagnie dedicate al fact-checking seguendo il protocollo dettato dall’International Fact Checking Code of Principle, stilato dal Poynter Institute.
L’iter per attivare un alert sulla falsa news sarà quindi: “segnala post, ritengo che non dovrebbe essere su Facebook, si tratta di una notizia falsa”. Per ora, per quanto riguarda gli Stati Uniti, le segnalazioni saranno analizzate, controllate e gestite da società non appartenenti a Facebook, dei veri e propri gruppi di informazione come: Abc News, Snopes, Associated Press, Politifact, FactCheck.org.
Cosa succederà alle notizie che non si riveleranno veritiere e fondate?
Molto semplice, perderanno terreno e posizioni nella news feed e di conseguenza non potranno essere sponsorizzate (gli autori non potranno pagare per aumentarne la diffusione). Di fatto non verranno eliminate dalla rete ma verrà limitata di molto la visibilità con un’apposita etichetta che ne renderà nota a tutti la natura.
Il vice di Mr.Facebook, Adam Mosseri, in una nota riporta: <<Crediamo che sia importante dare voce alle persone e che noi non possiamo diventare arbitri della verità, quindi stiamo affrontando questo problema con attenzione – e aggiunge – siamo focalizzati sul peggio del peggio, sulle più lampanti falsità diffuse da spammer per loro stessi, e per coinvolgere sia la nostra comunità che alcuni partiti>>.
Il vice president fa implicitamente riferimento alle amare critiche ricevute dal social network nei mesi passati durante la campagna presidenziale americana, quando su Facebook era un diffondersi continuo di notizie provenienti da fonti totalmente aleatorie. Facebook era stato accusato di aver favorito la vittoria di Trump grazie alla circolazione e diffusione di vere e proprie bufale a riguardo della candidata repubblicana. (Ricordiamo, ad esempio, quella che annunciava l’endorsement del Papa a Trump oppure quella secondo cui una pizzeria di Washington sarebbe stata centro di un traffico illegale di minori gestito da membri del Partito democratico molto vicini a Hillary Clinton).
Zuckerberg, in fin dei conti, è stato di parola. Proprio lui, a fine Novembre, aveva assicurato che la compagnia si era messa a lavoro per progettare un sistema algoritmico con il quale si potesse controllare la qualità dell’informazione presente sul social. Così è stato.
Sempre nel post l’executive aggiunge: <<Useremo anche il pugno duro nei confronti di quelli che si travestono da testate giornalistiche molto conosciute>>.
Questo ci potrebbe far sorridere, qui in Italia i quotidiani specializzati in bufale con nomi che storpiano le grandi testate hanno spopolato tra gli utenti di tutte le età. C’è chi le trova divertenti, chi senza approfondire le da per vere e chi si scaglia contro l’autore a spron battuto in difesa del vero. L’arrivo del “pulsante della verità”, insomma, sarà sicuramente una fonte di intrattenimento.
Al giorno d’oggi Facebook ha un ruolo primario nella diffusione della informazione e nella circolazione delle news, piano piano si sta evolvendo in una vera e propria media company e si dovrà necessariamente far accompagnare da un’autorità di vigilanza che punti il faro sulla cattiva informazione.
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